2 SETTEMBRE 2017 – Franco Iezzi illustrerà in una prossima conferenza stampa come il Parco nazionale della Majella, da lui presieduto, ha individuato strumentazioni particolari per addensare neri nuvoloni sul Morrone (nella foto) e metterlo in sicurezza dagli incendi dopo che gli incendi se lo sono già divorato.
Intanto si gode l’ultimo fallimento, essendo stato dichiarato decaduto dal presidente della Regione e forse anche scadente; e al mercato capa la frutta per evitare di ritrovarsi quella scadente.
A giudicare dalla confusione degli ultimi giorni, quando in diretta tv ha detto che il Parco è esteso per 84.000 euro, offrirà in pagamento tot ettari al chilo. Può essere anche che nei prossimi giorni rispolvererà, per sostenere, con tipica legge Forza Italia ad personam, un movimento di opinione a favore del rialzo delle pensioni per ex direttori di nuclei industriali diventati presidenti di parchi nazionali, il suo nick-name “dicolamia”, che già gli ha fruttato un processo penale, poi archiviato. Il suo operato da presidente, seppure sottoposto ad esame della magistratura, anche in questa emergenza incendiaria sarà riscontrato esente da ogni colpa o dolo, perchè tra le principali iniziative del Parco Majella c’è stata quella della adozione di un gorilla del Parco Virunga; poi la conta e il trasporto dei camosci in elicottero al Parco del Sirente; la sagra “Perla Majella“, i caciocavalli all’Abbazia celestiniana, etc.
A questo mondo, se non si fa tutto da soli, non si arriva mai, e ci dobbiamo scegliere pure la frutta, signora mia. Del resto, solo un capo può capare. Noi lavoratori autonomi possiamo tutt’al più capire.
Ma per ragioni di igiene non era vietato ai clienti toccare la frutta con le mani? E per ragioni di sicurezza, non sarebbe meglio che i presidenti di parchi nazionali scaduti e sicuramente anche scadenti andassero in panchina ai giardini pubblici?