SCENDE IN CAMPO FRANCO PINGUE PER INVOCARE LA COSTITUZIONE DEL COMUNE
20 LUGLIO 2015 – Franco Pingue, del Partito Socialista Italiano, chiede che il Comune si schieri a fianco dei produttori di aglio affinchè venga respinta la domanda proposta al tribunale per impedire che la corona di aglio sia riprodotta nelle foto del monumento a Publio Ovidio Nasone in Piazza XX Settembre a Sulmona. Afferma che in tribunale bisogna andare per altre cose e giammai per iniziative contro i diritti dei coltivatori (nelle foto la Rocca di Calascio).
In un Paese nel quale il presidente del Consiglio dei Ministri non è stato eletto a carica superiore a quella di consigliere provinciale o di sindaco, sembra giusto che Franco Pingue, che sarà stato eletto tutt’al più al ruolo di amministratore di condominio, prenda cappello e si proponga di rappresentare lo spirito del popolo per scrivere un vademecum delle azioni esperibili davanti ai tribunali. Questo Pingue, diversamente dal cugino Fabio Spinosa Pingue che un ruolo nell’incoronazione del poeta Ovidio con la elegante composizione di aglio sembra averlo avuto per essere diretto sostenitore, mentore e partecipe di “Fabbricacultura” che con l’abbondante “Cibus” e il sovrabbondante “Eros” ha coronato la sua tre giorni di valorizzazione di Publio Ovidio Nasone a Sulmona, sembra non avere nessun ruolo, se non quello del ventriloquo per conto di altri, che non debbono essere neppure gli elettori, visto che non ne ha.
Ed è il secondo che ci si presenta in questa settimana nella quale abbiamo diffuso la notizia del ricorso al giudice per impedire che Ovidio giri il mondo con una corona di agli in testa al posto dell’alloro che cinge il capo dei grandi poeti, di quelli che hanno avuto la consacrazione dei versi; l’altro ghost …written aveva toni altrettanto baldanzosi, una frequentazione con Ovidio paragonabile a quella di un eschimese con un frigorifero, una più assidua frequentazione con l’insulto (ma quando l’abbiamo incontrato per strada e gli abbiamo chiesto cosa significasse “farneticare”, visto che ce l’aveva affibbiato nel pensoso post di Fb, è rimasto senza parole e, quel che più conta, senza versi, a conferma che era proprio ghost written). Ha collezionato il “Mi piace” (l’unico raccolto, un vero successo) di Anna Berghella che di “Fabbricultura” è presidente: complimenti, se l’insulto è gradito ai… fabbricanti di cultura…
Se dovessimo guardare ai risultati finora raggiunti dagli oppositori all’azione giudiziaria, dovremmo quindi pensare sia cosa fatta. Ma siamo convinti che in tribunale valgano gli argomenti e non gli schieramenti; perciò, consideriamo che il provvedimento del giudice sia probabile, ma non certissimo. Dobbiamo, però, escludere che il giudice si faccia carico della tutela dei produttori di aglio: questo è certo. E il giudice non si farà problemi neanche intorno alla tutela dei venditori di aglio, perché non è proprio questo il tema del giudizio, per quanto si sforzino di deviarlo i pensosi strateghi delle scelte industrial-produttive della Valle Peligna. Oggetto del giudizio sarà la domanda se l’immagine di un poeta debba essere riproposta con una corona di aglio invece che con una di alloro. Stop.
Quindi è inutile armare le truppe per uno schieramento sulla incidenza nel pil peligno della vendita dell’aglio nei supermercati mondiali. E poi, se proprio occorre armarle, queste truppe, si cerchi almeno di conferire loro un tono. Franco Pingue ci querelò quaranta anni fa perché avevamo scritto su “Il Tempo”, quando vendeva 15000 copie al giorno in Abruzzo, che i circoli Asase (collegati ai socialisti) amministravano i milioni come se fossero noccioline. Un anno dopo la denuncia arrivò in redazione la telefonata di Domenico Susi, che doveva essere il ghost writer di Pingue, per tradurre in denaro l’offesa tremenda. Non ci trovò e al caporedazione che ci riferì il contenuto della telefonata dicemmo di rispondere che non eravamo neanche disposti ad esaminare le richieste. Poi il Pingue si affidò ad un avvocato che arrivò tardi in udienza per costituirsi parte civile e perse di colpo l’appetito; e la storia si concluse con una remissione di querela. Da lì in poi sappiamo come è finito un Partito Socialista Italiano. Questi nuovi socialisti si affidano ancora a Franco Pingue; speriamo che propongano avvocati migliori al Comune che secondo loro dovrebbe difendere l’aglio in testa a Ovidio.