DI PRIMARIA C’E’ LA SCONFITTA DI TUTTO IL PD

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SCHIACCHIATO DAL DOPPIO DELLE PREFERENZE IL CANDIDATO UFFICIALE

20 GENNAIO 2013 – Con 1341 voti, quasi il doppio dell’avversario, Giuseppe Ranalli, dell’Italia dei Valori, ha vinto le primarie per la candidatura a sindaco.

Su Ranalli sono confluiti i voti di SEL (che domenica scorsa aveva puntato su Silverio Gatta), mentre su Iannamorelli, che ha avuto pochissimi voti in più rispetto ad una settimana fa, non sono confluiti i 388 voti di Teresa Nannarone e i 150 di Raffaele Giannantonio, nonostante questi ultimi avessero pubblicamente invitato i propri sostenitori a scegliere Iannamorelli.

Il PD si presenta mutilato di un buon 50% del potenziale che aveva esibito con la alleanza (solo programmata) con l’IDV. Alle elezioni di primavera il PD non avrà addirittura neppure un proprio candidato, circostanza che non si era mai verificata e che forse non era stata nemmeno considerata quando sono state allestite queste primarie allargate. Esce del tutto screditata la segreteria del partito, che ha ingaggiato con i metodi dell’arroganza il confronti richiesto da una parte sostanziosa della formazione politica, quella stessa che ha dovuto emigrare formando “Sulmona Democratica”. In termini propositivi, l’opposizione a Palazzo San Francesco è stata più che altro parolaia e si è imbattuta addirittura contro la capacità dialettica del sindaco, realizzando la più colossale presa in giro della storia politica sulmonese in dicembre, quando i PD hanno votato solo sulla assicurazione che il sindaco si sarebbe dimesso dopo tre settimane. Ora la tremenda impasse nella quale si trova il PD pare sarà risolta con una operazione di verniciatura: cioè con il festante rientro di Ranalli nel PD, per poter dire che è candidato ufficiale del partito (un po’ come la storia del vecchio incallito comunista che sul punto di morte si iscriveva alla DC “perchè così muore uno di loro”).

A parziale discolpa del gruppo dirigente del PD si può individuare il fatto abbastanza anomalo di due uomini politici, Bruno Di Masci e Franco La Civita, che orientano migliaia di voti, anche sulla testa degli iscritti al PD: una impostazione personalistica, che peraltro il Partito, proprio in quanto struttura, dovrebbe avere autorità e forza per impedire.

Ora le cose per il Pdl si fanno più complesse, perchè Giuseppe Ranalli (se smentirà nei fatti le voci di suo rientro nel PD) è persona che ha dimostrato di considerare la politica in termini molto concreti e ragionevoli, senza arroganze e preconcetti. E il Pdl rischia di implodere nei prossimi mesi come ha fatto nelle scorse settimane il Pd: infatti non ha neanche un nome da presentare, quando ormai le scelte principali si stanno delineando. Si dirigerebbe su Paola Pelino, ma solo se questa non riuscisse a riconquistare una candidatura per Montecitorio, dove addirittura in nottata si parla della presentazione di Scilipoti. E c’è da dire che, quando si è presentata alle comunali, l’attuale deputata ha avuto i voti dei familiari e di qualcuno in più, quindi affronterebbe certamente una debacle, essendosi, tra l’altro, riferita in questo quinquennio a Franco Iezzi, che in quanto a seguito elettorale ne ha forse meno del suo.

Fabio Federico andrebbe con i “Fratelli d’Italia” di Meloni e Crosetto. Ma finora non l’ha confermato.

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