SCONCERTANTE RETROSCENA DOPO LA SENTENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE SUL CASO DEL MAFIOSO NON PENTITO ALLA BIBLIOTECA DIOCESANA
11 NOVEMBRE 2024 – Ma il prefetto avrà riferito agli intervenuti che il Commissariato aveva rilevato una palese incompatibilità del beneficio della semilibertà a Leonardo Ciaccio con la presenza, a pochi metri dalla biblioteca di Santa Chiara (nella foto del titolo), di un ex pentito mafioso? Oppure il “Comitato per la sicurezza pubblica” serve solo a rassicurare la popolazione pure se non c’è niente da rassicurare, come si desume dalla sentenza della Corte di Cassazione proprio sul caso di Leonardo Ciaccio? anzi c’è da aprire gli occhi e la Corte Suprema li ha aperti ai giudici del Tribunale di Sorveglianza dell’Aquila, che non avevano neanche considerato l’informativa presente nel fascicolo?
Negli ultimi tre anni si sono susseguite scorribande di teppisti da quattro soldi: ragazzi sfregiati in pieno Corso Ovidio, regolamenti di conti tra spacciatori e clienti di spacciatori; tuttavia, di fronte a questo retroscena del bibliotecario accolto dalla Curia a braccia aperte, erano marachelle. Ma il “Comitato per la camomilla” ha rassicurato sempre.
Allora delle due l’una: o il prefetto aveva l’informativa ed è tutto detto; oppure non l’aveva e sarà il caso di non tenerli più questi incontri, che si svolgono al buio o, peggio, che partono dal presupposto che “Sulmona è una città tranquilla” e arrivano alla conclusione che ci può venire pure il braccio destro di Matteo Messina Denaro.
Da un po’ di tempo vengono prefetti strani in provincia: una, Giovanna Maria Giurato, che diceva, al telefono, di aver speso qualche lacrimuccia, tanto così per, sui lutti del terremoto; un altro, Giuseppe Linardi, che convocò una riunione d’urgenza per monitorare l’incendio del Morrone, ma la convocò nel municipio di Prezza, alla parte opposta della Valle Peligna, senza neppure invitare la sindaca di Pratola che invece aveva combattuto contro le fiamme sul suo territorio, ma aveva il torto di aver sconfitto in campagna elettorale il marito della sindaca di Prezza.
Adesso, per scongiurare che la gente si faccia una idea dei “Comitati alla camomilla”, è opportuno spiegare come mai quello che i giudici della Corte di Cassazione hanno letto e messo in evidenza non è stato letto dal prefetto al “Comitato” nel quale si è parlato del “detenuto in argomento”, come lo ha definito il tremebondo Gianfranco Di Piero. E sarà il caso di non sventolare fregnacce del genere “C’era il segreto del processo”, perché il prefetto deve sapere e sa quello che la polizia apprende e riferisce. Diversamente, fa la figura di Gianfranco Di Piero che, a proposito dello scempio dell’appalto per le mense e dello scempio della costruzione abusiva a Roncisvalle, ha detto che decidevano “gli uffici”.
Che una maggioranza consiliare si possa schierare contro la logica e la decenza su fatti di capitale importanza per la città è comprensibile, secondo le dinamiche che muovono politici del genere di quelli che abbiamo a Sulmona. Che i cittadini debbano sapere dalla Corte di Cassazione e non da prefetto e sindaco di un mafioso che non può stare in città e invece ci rimane per sei mesi è del tutto intollerabile.