IN INDIA SU DUE RUOTE PER CONSERVARE ANCHE L’EQUILIBRIO INTERIORE

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ROMOLO PIZZICA RACCONTA IL PIU’ NATURALE DEI MEZZI DI TRASPORTO MA LO INTERROMPE L’ALLARME DELL’INCENDIO

17 LUGLIO 2014 – “Devi essere uno di loro”.

Con questa filosofia della immedesimazione, Romolo Pizzica, di Pratola Peligna, ha attraversato in bicicletta le zone più popolate e quelle più desertiche di Turchia, Iran, Afghanistan, India, fino a concludere il suo viaggio nel Paese che ha cinquanta religioni. E’ facile non contrastare gli ospitanti che pretendono rispetto: almeno fino a quando si può fare a meno di camicia a maniche corte o di pantaloni all’inglese. Più difficile è assecondare la scelta dei seguaci Sik, che non si tagliano i capelli da quando nascono a quando muoiono. Essere uno di loro non si può, se si viene dall’Occidente. Si può evitare il barbiere per gli otto lunghi mesi dal porto i Brindisi a quello di Patrasso, a Istanbul, a Teheran, a Islamabad, New Delhi.Ma una adesione completa agli usi e alle regole di Paesi così lontani non si può pretendere.

E’ vero che la bicicletta aiuta molto perché prepara all’impatto, fa riflettere, previene la sensazione di essere catapultati senza conoscere tipi e credenze. Però i capelli di una vita non si improvvisano. Fortuna che  nel mondo c’è più tolleranza di quanto si creda; diversamente, in Afghanistan si sentirebbero autorizzati ad impiccare il primo occidentale che si presenti, dopo quello che hanno fatto URSS e USA dal finire degli anni Settanta ad oggi. “Chi si presenta da solo, in bicicletta, ispira solidarietà” ed è questo un altro punto forte delle traversate intercontinentali di Pizzica, già avventuratosi in Australia e in Sud America. Conferenza nella terrazza di Palazzo Mazara, in parte strozzata dalla notizia che l’aria poteva essere inquinata: non da tragedie di Bhopl; dall’incendio di centinaia di tonnellate di pneumatici nell’area industriale di un arretratissimo Abruzzo.

Ma se lo hanno lasciato arretrato, perché deve ricevere le industrie a più alto rischio ambientale (v. “Chi ha detto che Sulmona è pronta ad accogliere rifiuti?”, nella sezione NATURA di questo sito; “Sulla strada per l’Eldorado dei rifiuti” nella sezione INQUIETANTI VERITA’)? Buona domanda da porre ad un santone indiano per sapere dove hanno sbagliato i politici di qui, che fanno passare depositi ad altissimo rischio di inquinamento come prezzo da pagare alla occupazione (di quindici dipendenti). Buono spunto per ripartire su due ruote e tornare nei templi della saggezza, lambendo, come ha fatto Pizzica, il Monte Ararat  senza doversi augurare che le specie saranno di nuovo salvate dall’arca.

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