19 LUGLIO, IMPOSSIBILE NON PENSARE A QUELLA GITA NEL PARCO NAZIONALE

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IL RICORDO DI PAOLO BORSELLINO E DEI SUOI FIGLI ALLA CAMOSCIARA

19 LUGLIO 2019 – Nell’ultima lettera scritta, la mattina del tragico 19 luglio 1992, Paolo Borsellino, rispondendo ad un messaggio che lo interpellava sulle sue scelte, descriveva come “colpevole indifferenza” quella che egli nutrì fino ai quaranta anni, interessandosi solo di giustizia civile, per la quale si sentiva votato ed aveva scelto di fare il giudice. Dopo i 40 anni, chiamato da Rocco Chinnici a par parte del “pool”, si dedicò anima e corpo (esatto: anima e corpo, quello stesso corpo che fu trovato carbonizzato e amputato dall’esplosione il pomeriggio di quello stesso 19 luglio) al processo penale, senza mai rinnegare la sua esperienza di ragazzo di Destra nel Movimento Sociale Italiano, ma rifiutando fermamente la designazione di candidato per AN alla Presidenza della Repubblica nel maggio 1992. La sua testimonianza di uomo delle istituzioni senza incertezze e ripensamenti lo ha fatto  diventare l’esempio per tanti magistrati ormai in tutte le epoche, per essere consegnato alla storia della Giustizia in Italia con quella stupenda foto che lo ritrae sorridente insieme all’amico di infanzia Giovanni Falcone.

Ma c’è un’altra foto, meno nota, che correda un nostro articolo sulla gita di Paolo Borsellino e di due dei suoi tre figli alla Camosciara del Parco Nazionale d’Abruzzo; nell’ultima gita (come è riportato nel libro scritto per lui dalla moglie) che lo vide libero dalle scorte alle quali fu poi “condannato” fino a Via D’Amelio, quando la scorta di cinque eroici poliziotti fu annientata dalla stessa esplosione.

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