25 MILIARDI PER EMERGENZA DA VIRUS? MA SE PER IL SISMA DEL 2009 SE NE SONO GIA’ SPESI QUASI IL DOPPIO…

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ORIGINALI ABBINAMENTI TRA EVASIONE FISCALE E DISPONIBILITA’ NELLE UNITA’ DI TERAPIA INTENSIVA

18 MARZO 2020 – Se mancano attrezzature adatte ad affrontare l’emergenza del “coronavirus” dipende dagli evasori che non hanno pagato le tasse. E’ quanto viene sostenuto anche nei talk-show e sui giornali. E può essere vero, nella misura nella quale si riuscisse a dimostrare che i soldi provenienti dalle tasse non pagate sarebbero stati investiti in ospedali e, tra quelli investiti in ospedali, nelle unità di terapia intensiva.

Beninteso: le tasse vanno pagate e nessuno può assumere alibi per non pagarle: men che meno può non pagarle con il motivo che la politica del governo è diversa da quella individuale del contribuente. Ma in Italia abbiamo l’esempio degli sperperi operati nella ricostruzione a L’Aquila. In dieci anni sono stati spesi più di 40 miliardi di euro, cioè quasi il doppio di quanto ieri l’altro il governo ha deciso di destinare alla manovra cosiddetta “Cura Italia”. Una parte di tali risorse sono servite a ricostruire case e palazzi storici nei quali non è neanche sicuro che tornerà qualcuno ad abitare perché la vita stessa del centro storico non è detto che riprenda nelle modalità del periodo precedente il terremoto; in periferia i palazzi sono stati costruiti con tecniche che ne hanno segnato il destino e resi inabitabili, mentre altri sono vuoti perché lorsignori non le trovano adeguate alle proprie esigenze; la ricostruzione ha equamente risarcito le famiglie che abitavano al centro e i proprietari che affittavano in nero le case agli studenti (anche nell’ordine di decine di case per ogni proprietario). Comunque tutto è stato ricostruito oppure costruito ex novo senza che previamente fosse approvato uno strumento urbanistico che contemplasse la trasformazione della società aquilana dopo il terremoto, quindi considerando le esigenze delle attività produttive, dei punti di aggregazione, comprese le scuole e l’università. E tutto questo è stato pagato, nell’ordine di decine di miliardi di euro, con le tasse degli Italiani. Qualcuno si pone oggi il problema che quei soldi avrebbero potuto avere una destinazione diversa, per esempio in attrezzature sanitarie collocate equilibratamente su tutto il territorio nazionale, in modo che in caso di emergenza sanitaria i contribuenti non dovessero temere il collasso delle unità di terapia intensiva?

Per la ricostruzione che darà anche nuove opportunità di evasione con il mercato nero delle locazioni che è pratica inveterata a L’Aquila lo Stato destina euro 1,33 per ogni marca da bollo di euro 16,00 venduta su tutto il territorio nazionale, per qualsiasi uso (quelle che venivano vendute ad euro 14,67 prima della approvazione di questa sostanziale tassa di scopo voluta con strilli e strepiti dall’aquilanità).

E dovremmo credere che pagando più tasse troveremmo un posto in terapia intensiva?

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