OBBEDIENTI CIVILI DEBBONO ESSERE PRIMA DI TUTTO MARSILIO E DI PIERO

151

LA STRATEGIA DELLA… ASTENSIONE RISPETTO AL DRAMMA DELLA CENTRALE SNAM CHE INONDERA’ LA VALLE PELIGNA DI RESIDUI DELLA COMBUSTIONE

4 SETTEMBRE 2024 – E’ frutto di cattiva coscienza la strategia della astensione che il consiglio regionale, la giunta regionale, il sindaco di Sulmona hanno adottato sulla costruzione della centrale di pompaggio della Snam. Ieri Pizzola e Silvani si sono incatenati davanti al cantiere che il giorno prima è passato dalle fasi di scavo a quella di innalzamento degli edifici dai quali milioni di tonnellate di biossido e altri residui della combustione si riverseranno nei prossimi decenni su una Valle Peligna sostanzialmente strozzata ai suoi ingressi principali e, quindi, dal difficile ricambio di aria (nella foto del titolo un impianto oggi in funzione).

Le cattive coscienze sono agitate al ricordo di quello che la Regione non ha fatto quando era in tempo per farlo (cioè alla riunione delle regioni interessate al tracciato del metanodotto, convocata a Palazzo Chigi nel dicembre 2017); da ricorsi al TAR per lo meno originali, non recanti neppure la istanza di sospensione del provvedimento; da una sostanziale indifferenza rispetto ad uno degli argomenti-cardine, che è l’esistenza di cospicue evidenze archeologiche su tutta l’area interessata agli scavi. Regione e Comune possono essere anche insensibili alle tematiche sollevate dagli ambientalisti sulla strategia ormai obsoleta di sfruttare le energie dalle fonti fossili: se l’elettorato che sostiene il consiglio regionale e quello comunale è insensibile a questa tematica, è anch’essa una scelta politica. Ma, a parte il fatto che al Comune di Sulmona il programma elettorale dell’autunno del 2021, poi premiato dal 69% degli elettori, era certamente incentrato quanto meno verso una riconsiderazione della scelta della Snam, non è solo sulla questione delle fonti fossili che si svolge la battaglia degli ambientalisti.

Definendo la loro scelta come un atto di “obbedienza civile” (in contrapposizione ai più usuali atti di disobbedienza civile), i manifestanti hanno posto in evidenza che si stanno battendo affinchè si applichi la legge e lo si faccia fino in fondo: se una certa valutazione ambientale è risalente e va rifatta secondo le leggi vigenti, è addirittura il Prefetto che deve intervenire e non solo per impedire reazioni scomposte come quelle che vengono quando si compiono soprusi; se il cantiere è stato avviato quando non poteva più essere avviato o non poteva ancora essere avviato, non sono certamente gli ambientalisti che debbono sostituirsi a chi dovrebbe vigilare; se “Case Pente” è disseminato di emergenze dell’epoca italica e se la Soprintendenza competente ha prospettato realisticamente che l’area va studiata sotto questo profilo non è certo richiesto ai privati opporsi ed impedire la prosecuzione del cantiere; se tutte queste circostanze depongono per una immediata sospensione dei lavori e, se necessario, per l’annullamento di tutto il progetto, sono gli stessi soggetti della pubblica amministrazione e delle rappresentanze politiche che, senza inscenare proteste davanti al cantiere, debbono fare il loro dovere e debbono essere a loro volta civilmente “obbedienti”.

Quanto alle posizioni politiche, quella del presidente della giunta regionale Marsilio, in continuità con l’altro esponente della precedente maggioranza di “destra”, Chiodi (che ringhiò contro Pizzola e gli altri davanti al teatro solo perché lo avevano invitato a confrontarsi con loro, quando avrebbe dovuto attenersi an deliberato regionale del febbraio 2012 e ad analogo voto all’unanimità del giugno 2012) è volta a sostenere una strana idea: che, se la centrale di spinta è stata autorizzata e se i ricorsi giurisdizionali sono stati (almeno quelli decisi finora) respinti, l’opera deve andare avanti. Non la pensano nella stessa maniera i rappresentanti del suo stesso partito, i “Fratelli d’Italia” di Piombino che non vogliono neppure per qualche anno una centrale di spinta collocata su una nave attraccata al porto. E, poi, una posizione del genere è quanto meno problematica in sé, perchè non considera gli aspetti ulteriori rispetto a quelli prospettati nei ricorsi a TAR e Consiglio di Stato: il politico deve considerarli nel loro divenire, ogni giorno, perché i provvedimenti adottati nell’interesse della collettività sono sempre resi per il contesto che li condiziona: possono cambiare al cambiare delle necessità e possono comprendere valutazioni di eventi ulteriori.

Diversamente opinando, ci si affida alle decisioni dei giudici, che sono sempre emanate in relazione ad una certa controversia, a certi motivi, ad un determinato contesto cronologico. E non è, questo cedimento, quello che tutti i politici, di tutti i partiti, descrivono come la sconfitta della politica?

Marsilio e Di Piero hanno fatto già danni ingenti andando ad inaugurare insieme il cantiere della “bretella” ferroviaria che eviterà la stazione di Sulmona dal collegamento tra Pescara e L’Aquila; ne fanno di altrettanti girandosi dall’altra parte per non vedere il cantiere della Snam a Case Pente. Il primo dimostrerà che il suo partito ha due facce e due misure a seconda della convenienza politica e assesta fendenti ai territori che non amministra direttamente; il secondo dimostrerà di non aver meritato i voti di chi l’ha portato ad amministrare la città e, circostanza più grave, si renderà autore di un tradimento dei suoi stessi programmi. Oppure a tutto questo è diventato indifferente? O è rimasto indifferente come lo è stato nei quaranta anni e passa di esperienza politica?

Please follow and like us: