CAMPANILISMO DE NOANTRI: IL CASO DELL’ISTITUTO TECNICO

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UNA SCUOLA MODERNA NON VA BENE SOLO PERCHE’ STA A PRATOLA

2 SETTEMBRE 2016 – Il livello di attenzione per la pericolosità degli edifici pubblici a Sulmona è più nervoso dell’indice della Borsa: viene sottoposto a stati umorali che solo per estreme linee possono essere interpretati. Prendete il caso dell’Istituto Tecnico “Di Nino Morandi”, che fu sequestrato e trasferito in blocco all’ITIS di Pratola Peligna, moderno e immenso edificio che solo in parte è occupato e che, infatti, ha deglutito tutte le centinaia di allievi e ne potrebbe deglutire altrettanti. Qualche mese fa è incominciato il rumoreggiamento per far tornare i ragazzi e per sottolineare che non è giusto che debbono affrontare il viaggio; e che non è giusto che Sulmona si privi di un istituto.

Cominciando dalla seconda osservazione, va subito replicato che non è giusto che si conducano di queste battaglie, posto che Pratola si trova a sei chilometri e che uno spostamento del genere sembra più una passeggiata da un quartiere all’altro. Per di più, agli snob sulmonesi che non vogliono entrare a Pratola si dovrà soltanto replicare che l’ITIS sta a Capo Croce, molto prima dell’ingresso al paese e, comunque, un paese così ha saputo conservarsi una banca, mentre Sulmona l’ha persa, quindi non sarebbe male che, trovandosi a Pratola, gli studenti andassero a verificare come funziona una banca locale, posto che a Sulmona possono solo informarsi su come non funzionava.

Sotto l’altro aspetto, i ragazzi debbono tornare quando la scuola è sicura; e questo vale a giugno del 2016 come a settembre del 2016 dopo le scosse di agosto. Non è che, se passano sette anni dal terremoto, un edificio sconquassato e peggio riparato (come proprio oggi ricorda il comandate delle Fiamme Gialle dell’Aquila) diventa improvvisamente invulnerabile.

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