PARADOSSALI RETROSCENA DELL’UOMO CHE IL TG3 INTERVISTA IN GINOCCHIO
8 DICEMBRE 2016 – La Corte dei Conti regionale ha passato al setaccio la gestione economica della Regione Abruzzo
ed ha rilevato un disavanzo di 66 milioni di euro nel 2015, ma soprattutto ha individuato comportamenti omissivi, ritardi, inadempimenti contabili che portano “a isolare l’Abruzzo nel contesto delle Regioni italiane”. Tale gestione si deve ritenere “condotta in regime di fatto, con totale astrazione dalla realtà effettiva di bilancio e delle risorse finanziarie di cui può disporre”. La Corte ha quindi segnalato la Rwegione Abruzzo al Procuratore generale dell’Aquila e alla Presidenza del Consiglio in relazione all’art. 126 della Costituzione che prevede un decreto del Presidente della Repubblica per “lo scioglimento del Consiglio regionale e la rimozione del Presidente della Giunta che abbiano compiuto atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge”.
Intanto D’Alfonso non ha ancora presentato i rendiconti di bilancio della Regione per il 2013 e per gli anni successivi. E’ stato segnalato già per questo dalla Corte dei Conti abruzzese. Per dirla con una metafora elegante che si usava nelle aule dell’Accademia della Guardia di Finanza dove non si scadeva mai nel linguaggio da caserma, fa i conti a membro di segugio.
Ma ogni volta che si parla di finanze regionali, il TG3 apre i suoi servizi con la tiritera che l’”Abruzzo è uscito dal commissariamento della Sanità”. Tra poco potrebbe essere sciolto il Consiglio regionale e stanno ancora a dire che meno male siamo usciti dal commissariamento. D’Alfonso produce debiti per 66 milioni all’anno solo di gestione regionale, ma vuoi mettere che gli ospedali non hanno più un commissario… Come se non fosse bastato lo scioglimento del Consiglio Regionale nel 2007, che ci ha consegnato a Chiodi, tra l’altro per una inchiesta su Del Turco che ha perso pezzi fino ad arrivare come una lisca di pesce a Perugia dopo che è stata smentita l’ipotesi di associazione per delinquere.
Il TG3 dà il microfono a D’Alfonso che dice quello che vuole senza rispondere a domanda alcuna. Capiamo che si sentiva protetto dal “Sì” che assicurava a Renzi. Ma adesso, pover’uomo?