E nel programma dei sindaci manca il Bimillenario ovidiano

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11 MAGGIO 2013 – Manca in tutti i programmi elaborati dai partiti un qualsiasi accenno al Bimillenario della morte di Ovidio, che cadrà proprio durante il

prossimo periodo amministrativo al Comune, nel 2017 (sebbene non si sia del tutto certi della morte a Tomi e qualcuno la assegna al 18 d.C.). Si può ancora rimediare, visto che in due settimane ognuno può dire come intende almeno eguagliare quanto nel 1957 fu allestito sotto la regia di Ettore Paratore in persona: si trattò di festeggiare i duemila anni dalla nascita del poeta. Dovrebbe essere uno dei primi impegni del nuovo sindaco; ma un impegno già del giorno dopo la elezione, perchè per chiamare a raccolta i sempre suscettibili docenti universitari occorre essere diplomatici e prenderla alla lontana, senza dare l’impressione di arrivare all’ultimo momento perchè non si è trovato di meglio. Non solo: seppure qualche cultore a livello internazionale fosse animato dall’idea di pubblicare uno studio, sull’opera o sulla persona di Ovidio, certo non può cimentarsi sei mesi prima.

A dare la sveglia, con una cortese segnalazione a questo giornale, è il prof. Giuseppe Evangelista, che all’epoca nella quale era consigliere regionale prese a cuore il destino incerto del “Centro studi ovidiani” per un adeguato finanziamento della Regione, ma che non vede all’orizzonte progetti per così dire “cantierabili”. Ora solo un componente di quel “Centro” è in vita e bisognerebbe ricostituire la pluralità dei “comites”. Apprendemmo qualche mese fa della traduzione che Giuseppe Sermonti aveva curato delle Metamorfosi e della quale un brano avrebbe letto a Perugia nel febbraio scorso (si veda : “Sermonti si disseta alle Metamorfosi di Ovidio” nella sezione OVIDIO di questo sito, titolo suggerito dalla didascalia della “lettura” perusina “Senza poesia si muore di sete”).

“E bisogna rivolgersi agli USA, dove gli studi su Ovidio si sono estesi” suggerisce ancora il prof. Evangelista.

Beninteso, quando Evangelista parla di contributo americano si riferisce magari a Oxford e ad Harvard. Mille anni luce di distanza dalla cultura pop ad ogni costo. Tanto va chiarito perché qualcuno non incappi nella recente caduta di stile di considerare Ovidio un erotomane, tanto da dedicargli cene afrodisiache nella sua Sulmona e, magari, da ribattezzarlo “latin lover”: sarebbe una metamorfosi imposta con pacchiana superficialità all’epoca della estremizzazione delle etichette a ogni costo. E poi è la celebrazione della morte in relegazione, non è un baccanale…

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