I Monti si imbattono in montagne di superbia

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IL PROF. CITA GLI ESEMPI EMILIANI E INNERVOSISCE GLI AQUILANI

30 GENNAIO 2013 – “Per certi pagamenti fiscali dobbiamo rimontare la grande perdita di credibilità in cui l’Italia è incorsa nell’Unione europea della gestione del post-L’Aquila.

Si parte da un muro di diffidenza grande a Bruxelles dove stanno sempre attenti in materia di rimborsi”. Queste le parole di Mario Monti, presidente del consiglio dimissionario, che ha anche indicato come positivo l’esempio dell’Emilia e del post-terremoto in quella regione.

 Dall’Aquila l’ex vice-sindaco Giampaolo Arduini ha ribattuto che “L’Aquila non merita questo. Monti non la può tirare in ballo citandola come esempio negativo”. Gianni Chidi, presidente della giunta regionale, ha detto che quella di Monti è una “uscita infelice”.

Premettiamo che non ci sembra che Monti sia una grande figura di politico, soprattutto perchè tutte le operazioni per ridurre il deficit le ha allestite contro talune categorie, per poi aspettare la reazione e regolarsi in base alle pernacchie che riceveva: se erano troppe, cambiava rotta, se erano poche le accettava e faceva passare le leggi con l’apporto di Berlusconi e di Bersani. Non ci vuole Cavour per reggere così lo Stato.

Dobbiamo anche dire, però, che questa reazione aquilana è del tutto fuori luogo e dimostra come la distanza dall’epoca del sisma, invece che aumentare la consapevolezza e la riflessione, ha accentuato solo il consueto atteggiamento dei cittadini aquilani che vedono e considerano solo le loro esigenze. Il “cratere” lo hanno voluto solo per sé, per timore che estendendo l’area si diminuissero le provvidenze per il capoluogo; gli uffici regionali li vogliono ricostruire dove pare e piace loro, senza alcun riscontro delle esigenze dell’Abruzzo, se non altro quelle di adeguatezza delle infrastrutture e di ricettività sotto il profilo del traffico veicolare; tutto secondo loro va male fino a quando non si applica la tassa di scopo (non è neanche bastata l’accisa sulla benzina), laddove in Emilia nessuno ha insistito, se non per la prima settimana, per la tassa di scopo.

Sono atteggiamenti che porteranno alla paralisi la città; e soprattutto gli aquilani non hanno imparato nulla dall’esperienza dell’Emilia. Lì i danni sono stati anche maggiori, sotto un profilo economico, perchè sono state colpite le industrie piccole e grandi che c’erano. Ma nessuno si intestardisce a gestire il post-sisma con l’ottica della superbia che agli aquilani non manca. Né vorranno negare che le contese post-terremoto sono state usate per una battaglia politica tesa a mettere in mostra le capacità dialettiche dei politici, in altri termini a “garantire visibilità” (come si dice correntemente e impropriamente): Giovanni Lolli del suo voto non conforme all’indirizzo del partito, in Senato, ha fatto una bandiera e probabilmente farà un gagliardetto della campagna elettorale in atto. Ma non venissero a dire che le accuse di personalismi, campanilismi ed inefficienze sono esagerate.

 

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