30 GENNAIO 2013 – La “lista al di sopra dei partiti” che Sulmona Democratica sta organizzando per le elezioni amministrative di maggio preoccupa seriamente il candidato del centro-sinistra Peppino Ranalli che,
sebbene non la nomini, sembra includerla tra i “raggruppamenti, troppo eterogenei” che”portano ad inevitabili confusioni e contraddizioni, tali che non garantiranno mai il buon governo della Città né quella stabilità politica ed amministrativa utile a risolvere i problemi più gravi che oggi vive al comunità sulmonese e di riflesso l’intero comprensorio”. Ranalli si rivolge, quindi, “a quei militanti del Centro sinistra che hanno scelto di avviare un percorso che mescola troppe appartenenze che sono state contrapposte per un’intera consiliatura, unendo uomini di centrosinistra con uomini dell’area moderata e di destra.” E si rende “da subito disponibile ad incontrare tutti gli esponenti delle diverse componenti, partiti e movimenti, per aprire un onesto e proficuo confronto di idee, di proposte e di iniziative da intraprendere insieme nel prossimo futuro, consolidando quell’unità che assicurerà la vittoria elettorale, favorita da una squadra omogenea, con obiettivi chiari, da porre al servizio esclusivo della Città”.
La proposta di Ranalli denota una certa preoccupazione. Parte, comunque, da una impostazione che non tiene conto di un dato storico: le persone che hanno dato vita a Sulmona Democratica sono state politicamente costrette a formare questa alternativa al PD, perchè dal PD sono state cacciate in modo plateale; e con termini che non consentivano nessuna ricucitura. Quindi, un appello all’unità non può essere indirizzato loro che, se non andiamo errati, hanno cercato di coinvolgere anche i livelli del partito più alti di quello locale per far rientrare l’”editto” secondo il quale dovevano “considerarsi fuori del partito”: l’unità si è spezzata perchè un certo PD voleva fornire una prova di forza che fosse di monito.
In secondo luogo, non c’è nessuna negatività in un assembramento che comprenda (ma li comprende?) anche elementi ideologicamente diversi o in genere contrapposti. Specie nel contesto nel quale si trova adesso Sulmona, si deve far appello a tutti i sulmonesi, e quindi a tutte le formazioni, che privilegiano una cooperazione libera da schemi divisori. E torniamo a dichiarare che una lista fatta da “persone di buona volontà” sarebbe l’unica a poter avvicinare gli elettori al Palazzo, a farli sentire tutelati nei confronti dei partiti che hanno soppresso il tribunale, tenuto fuori la città dal cratere con i suoi benefici, chiuso una linea ferroviaria storica come la Sulmona-Carpinone, designato alla presidenza del Parco Nazionale della Majella una persona che è stata catapultata contro la volontà dei Comuni amministrati, lasciato i Comitati cittadini per l’ambiente quasi soli nella difesa del sistema ecologico di un’area a vocazione naturalistica, se non fosse stato per il voto del consiglio comunale di Sulmona e per quello, più estemporaneo che controllato dai partiti, del consiglio regionale; da ultimo, lasciato solo lo stesso sindaco quando ha espresso il sano desiderio della maggioranza dei Sulmonesi a transitare nella Provincia di Pescara (perchè i partiti, come hanno già dimostrato trenta anni fa per la questione delle nuove province, esercitano una monolitica azione conservatrice).
Dunque, il nostro discorso parte dalla considerazione che Sulmona può contare solo sulle energie dei Sulmonesi; e parlare di tutela di una identità politica solo perchè una lista come Sulmona Democratica può puntare al miracolo di unire le ultime speranze e gli ultimi ottimisti della città appare un tentativo di rimediare all’irrimediabile errore tutto interno alla sinistra e rispolverare le categorie della Destra e della Sinistra per una chiamata alle armi e per una insensata rotta d’ossa, magari per garantire ai candidati dei partiti, dalla Pezzopane a Lolli, a Pelino, a Piccone, di mietere voti contro gli stessi interessi e lo stesso diritto di sopravvivenza della città, solo perchè protetti dai simboli.