LA CORTE SUPREMA HA ANNULLATO IL BENEFICIO PER LEONARDO CIACCIO – MA PER LA GIUNTA LA’ALLARME ERA SOLO SPECULAZIONE POLITICA
10 NOVEMBRE 2024 – Escono con le ossa rotte pure da vicende che non li riguarderebbero direttamente i sostenitori di questa raccogliticcia maggioranza al Comune. Si erano compattati per deprecare le preoccupazioni espresse in ordine al beneficio cui era stato ammesso Leonardo Ciaccio, di Castelvetrano, braccio destro di Matteo Messina Denaro, diventato mite bibliotecario alla biblioteca diocesana di Santa Chiara (pur dopo l’anatema di San Giovanni Paolo II contro i mafiosi), mai dissociato dalla sua esperienza delinquenziale.
Il Sindaco Di Piero, invece di assumere adeguate informazioni e reagire all’assurda decisione del Tribunale di Sorveglianza dell’Aquila, non si è neppure curato di valorizzare quello che il Commissariato di pubblica sicurezza aveva riferito ai giudici dell’Aquila in ordine al fatto che proprio il Ciaccio si sarebbe trovato a svolgere il “servizio” di bibliotecario nella centralissima Piazza Garibaldi, vicino all’abitazione di un ex collaboratore di giustizia facente parte della medesima organizzazione criminale. Anche questo particolare è stato assunto dalla Corte Suprema di Cassazione per annullare la decisione del Tribunale di Sorveglianza, che, secondo i giudici di Piazza Cavour, ha completamente ignorato quell’informativa, pur presente nel fascicolo. Di Piero tremava pure a nominare Leonardo Ciaccio e, in un comunicato per la stampa, lo definiva “il detenuto in argomento”. Vari esponenti della maggioranza hanno aggredito letteralmente la consigliera, rea di strumentalizzare la vicenda per fare politica contro di loro. E non avevano la minima intenzione di informarsi e di assolvere al loro prioritario dovere di evitare che la città che amministrano diventasse il teatro per regolamento di conti.
La Corte di Cassazione ha accolto tutti e tre i motivi del ricorso della Procura generale dell’Aquila. Ma quelli che la città avrebbero dovuto rappresentarla, si avvolgevano nella polemica politica e il sindaco prendeva le difese del Vescovo, inguaiandolo come capita spesso agli avvocati non richiesti delle loro prestazioni.