19 FEBBRAIO 2016 – “Ranalli per due settimane ha continuato a cercare una maggioranza
contrattando con i capi e capetti che lo tenevano in pugno, arroccato nel suo fortino assediato” osservano da “Sulmona Bene in Comune”, e aggiungono : “Ranalli, in questo modo, ha confermato la sua totale inadeguatezza a svolgere il compito di Primo cittadino che gli era stato conferito dalle elezioni del 2013. Abbiamo tentato inutilmente fino alla fine di convincere il Sindaco ad assumersi le proprie responsabilità rassegnando le dimissioni e spiegando ai cittadini le vere cause di questa devastante crisi politica”.
Sempre secondo “Sbic”, era auspicabile che: “l’ ennesimo fallimento di questa classe dirigente servisse questa volta almeno per costruirne una nuova, a prendere atto dei limiti e degli errori commessi. Ma gli attori di questa sceneggiata senza trama stavano rischiando di portarci verso un anno e mezzo di commissariamento o, peggio, di galleggiamento. Un’agonia che durava da ben oltre le due settimane senza giunta, in verità, e che ci ha convinti, capito che non c’era né via d’uscita né guide responsabili per trovarla, a restituire la città ai sulmonesi. Le motivazioni per cui il conigliere di SBiC ha firmato le proprie decisive dimissioni, perciò, non sono assolutamente le stesse degli altri consiglieri, dimasciani e gerosolimiani. Abbiamo sempre sostenuto che il nostro movimento è fermamente contrario a queste manovre finalizzate esclusivamente a conquistare brandelli di potere personale. E’ una conclusione amara della quale dobbiamo solo prendere atto. I problemi della città sono ancora tutti irrisolti. E sono sempre più gravi. Il futuro della Città è di nuovo nelle mani degli elettori sulmonesi. E c’è da augurarsi, questa volta, che non si facciano ammaliare nuovamente da chi, da vent’anni, sulle promesse costruisce il suo piccolo e misero potere personale. Alle prossime elezioni Sulmona Bene in Comune ci sarà. E ci sarà per vincere.Agli uomini che usano con arroganza e presunzione il loro grande potere promettendo di risolvere piccoli problemi personali, SBiC contrapporrà il piccolo potere dei cittadini responsabili per risolvere i grandi problemi della città”.
Bene, è un parlar chiaro. Unica distonia che emerge dal complessivo iter della crisi è che, come Sbic ha dovuto prendere atto, la politica si fa con iniziative concrete e Ranalli sarebbe rimasto al suo posto se Sbic avesse continuato a invocare le sue dimissioni senza immergersi nell’azione che ha fatto mancare a Ranalli il numero minimo di consiglieri per continuare a fare il giro delle sette chiese e dei sette personaggi o personaggetti della politica regionale.
Da un punto di vista politico, “Sbic” stava così per realizzare un autogol che dal dopo-guerra, cioè da quando in Italia si è tornati alla democrazia, non si era mai visto. Quelle contorsioni logiche di Sbic assomigliavano tanto al “Mi si nota di più se vado o se non vado?”, che Nanni Moretti ha saputo dipingere come condotta ricorrente di una sinistra pipparola. Ma si tratta, complessivamente, di una formazione di persone civicamente appassionate, ad incominciare dal consigliere che le rappresentava a Palazzo San Francesco: per questo meritano di tornare in quei banchi, se non altro perché, chiamati a decidere, hanno fatto prevalere le ragioni della politica combattuta rispetto a quelle delle partite a scacchi.
Nella foto una valle del Monte Morrone