Assessori tecnici per modo di dire: è un commissariamento della città

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EQUILIBRISMI PER RESTARE: IL SINDACO SI SOTTOPONE A TUTTO E A TUTTI, TRANNE AGLI ELETTORI

9 FEBBRAIO 2016 – Il sindaco gioca in queste ore la sua partita per portare a regolare compimento il mandato:

ipotizza un nuovo ingresso di assessori “tecnici” per evitare lo scioglimento del consiglio. E sembra, perciò, essersi distaccato dagli indirizzi dettati in questi anni dal Partito Democratico e in particolare da Bruno Di Masci, che incalza ancora nella richiesta di dimissioni.

Il cattivo esempio è stato fornito a livello nazionale, perché ogni volta che non si è riusciti a raggiungere una maggioranza politica negli ultimi sei anni, si è fatto ricorso ai “tecnici”, cercandoli tra le fila di coloro che, per assoluta mancanza di comunicativa, oppure per lontananza abissale dalle aspettative dell’elettorato, mai avrebbero potuto essere eletti in parlamento e da qui prelevati per fare i ministri. Riprodurre questa dinamica in sede comunale ha l’ulteriore paradosso che i tecnici si vanno a cercare addirittura fuori città, come è il caso dell’economista Mauro, di Pescara.

Che un sindaco si riduca a questo pur di assecondare il presidente della Regione che potrebbe lasciarlo galleggiare ancora due anni è indice del livello di espropriazione delle funzioni politiche, cioè è la prova provata del commissariamento della città anche se un sindaco seguita a starci e a chiamarsi così. Ci si è a tal punto inoltrati nel disconoscere il valore delle elezioni, che pur di evitarle (perchè farebbero scegliere partiti e persone di Sulmona) si ricorre alla formula delle “scelte tecniche”, di modo che nessuno dei “nomi tecnici” debba sottoporsi al vaglio del consenso.

Pilotare una giunta aliena e paracadutarla in una città che potrebbe farne a meno solo se si decidesse di tornare alle elezioni è l’ultimo sfregio alla crescita politica. Che poi queste persone risponderebbero a D’Alfonso e non al sindaco di Sulmona è circostanza che non allarma Ranalli, per il quale ogni giorno in più è un giorno guadagnato nella faticosissima impresa di poter dire di aver completato il quinquennio visto che si trova a metà del percorso. L’aria in giunta si farebbe irrespirabile tutte le volte che si andrebbero ad assumere decisioni non del tutto in linea con l’entourage regionale.

In un contesto del genere, chi dimostra di fare buon uso delle regole della democrazia è proprio Bruno Di Masci, che ha armato un dissenso e che è stato tarpato in questa sua legittima manovra dai vertici del Pd regionale; che vuole stabilire la fine di un esperimento pur da lui voluto, ma ormai privo dei numeri; che, probabilmente consapevole dei voti sui quali può ancora contare, è disposto a rimettersi in gioco come del resto si dovrebbe fare in democrazia. La spedizione del segretario Rapino a Sulmona ha esattamente il sapore opposto a quello della verifica democratica e, per di più, ha il sottinteso messaggio che invita a non fare politica a Sulmona. Brutta vicenda, che meriterebbe una adeguata risposta.

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