ORDIGNO INESPLOSO DOPO 76 ANNI IN VIA DEL LAVORO
12 FEBBRAIO 2020 – Via del Lavoro bloccata in serata; lampeggianti e transenne impediscono che chiunque si avvicini al luogo (un cantiere per un capannone) dove è stato rinvenuta una bomba. Dopo 74 anni dal bombardamento della stazione ferroviaria, un ordigno getta ancora scompiglio in una zona industriale. Potrebbe essere una bomba da aereo di quelle che in gran numero andarono fuori bersaglio; e neanche troppo fuori bersaglio, perché la contrada del “Paradiso” è vicinissima al boschetto dove oggi sorge la chiesa della Madonna Pellegrina a ricordo di un devastante bombardamento su civili inermi, persone che cercarono di fuggire dai binari e dal deposito di locomotive dello “snodo ferroviario” del centro-Italia, quale Sulmona certamente era per i suoi collegamenti con Roma, Pescara, Terni e Napoli. Luigi Di Carlo, figlio di William (nella foto del titolo il fratello maggiore, Alfredo a sinistra, mentre cinque anni fa ci accompagnava nei luoghi del bombardamento con il fratello Franco, a destra) che a quel tempo aveva la fabbrica di confetti proprio nel piazzale della stazione, non ricorda di notizie circa altri ritrovamenti di ordigni al di fuori dell’area della stazione e del “boschetto”, quel 27 agosto 1944, quando padre e fratelli decisero di spostarsi proprio nella casa di campagna vicino al punto ove oggi è stato trovato l’ordigno inesploso: “Però può essere, anzi è facile che una delle tante bombe sia finita da quelle parti, se si considera che affacciandosi dalla zona denominata “Paradiso”, si vede la stazione a quattro passi, per dire” commenta risfogliando il fitto album di ricordi. Riafforano con questa bomba molte sensazioni, tutte sgradevoli, dei bombardamenti su Sulmona, tanto quello della stazione che quello in Piazza Garibaldi perché si era diffusa la notizia che l’imprendibile maresciallo del Reich Kesserling si trovasse proprio lì, con una colonna di mezzi militari come quelli visti dall’alto, che invece erano bancarelle del mercato settimanale (Kesserling stava invece nel Palazzo di Giovanni Veneziano in Piazza XX Settembre).
Poi, se ci si vuole avvicinare alle supposizioni e agli scenari fantasiosi, ci si potrebbe chiedere quanti, tra coloro che scamparono al bombardamento della stazione, sarebbero stati colpiti dall’ordigno ritrovato oggi e come non sarebbe neppure nata la storia dei loro figli e dei loro nipoti. Ma questo, come si vede, non fa parte della concretezza della guerra, improvvisamente evocata da un ordigno bellico che ha attraversato 75 anni per dimostrare che la distruttività di una guerra può non finire mai.