12 APRILE 2012 – Già si percepiscono malumori o proteste esplicite per le opere di impatto ambientale che dovrebbero essere costruite in Abruzzo. Lasciamo da parte, per esempio, la perforazione del Monte Morrone, o qualche discarica, e concentriamoci sulla ferrovia Roma-Pescara, anzi sulla galleria da Anversa degli Abruzzi a (quasi) Pescina, della quale riferiamo con “Galleria da Anversa: così i treni volerebbero a Roma”. Lo scandalo sarebbe non costruirla e costringere una struttura sociale fondamentale come la ferrovia più breve dal Tirreno all’Adriatico alla chiusura totale, né più, né meno di quanto è successo alla ferrovia da Sulmona a Carpinone. L’Abruzzo rischia di essere sospeso al nastro d’asfalto dell’autostrada, con assurde ripercussioni anche sul costo dei trasporti, visto che il pedaggio ha subito un sostanziale raddoppio negli ultimi dieci anni.
Si è detto che poco più di mezz’ora per esaminare le opere ad impatto ambientale nella commissione regionale fosse un tempo irrisorio. Per la Roma-Pescara qualsiasi tempo è eccessivo, a questo punto, dato il ritardo di almeno cinquanta anni nella rettificazione della linea. Gli oppositori sanno a questo punto di opporsi alle esigenze degli studenti, degli impiegati (e non solo dei professionisti o degli imprenditori) che debbono andare ogni giorno o più volte alla settimana a Roma, soprattutto perchè non possono permettersi il lusso di un appartamento a Roma che forse chi va a strillare sotto la Regione si può permettere. Nessuna realtà geografica e nessun sistema ecologico sono stati stravolti dal passaggio di una ferrovia: figuriamoci quanto può incidere una galleria, che tra l’altro andrebbe a forare montagne di nessun particolare pregio ambientale. L’Abruzzo ha diritto di vivere e di collegarsi per sopravvivere, prima di essere eletto a oasi dalla quale mandare cartoline e nella quale passeggiare.