PROGETTI AMBIZIOSI E DURA QUOTIDIANITA’ DELL’ENTE ALLE FALDE DEL MORRONE
25 AGOSTO 2012 – Avventura al centro della Terra per un turista che cercava una cartina dei sentieri del Parco Nazionale Morrone-Majella a Campo di Giove, dove si trovava in vacanza, e non ne ha trovata una neanche a Sulmona e addirittura nella sede del Parco, cioè nella monumentale Abbazia celestiniana. Lo ha raccontato oggi
un lettore al quotidiano abruzzese “Il Centro”, in una lettera al direttore molto circostanziata, con tanto di riferimenti al viaggio da Campo di Giove, al centro di Sulmona e poi, con molta buona volontà, alla Badia, con segnaletica a spizzichi e a bocconi. Ovviamente l’avventura non è solo di quel volenteroso e protestatario lettore, ma è di tutti quelli che si aspettano un incentivo alle visite nell’area protetta al centro dell’Abruzzo, l’unica in verità tutta abruzzese.
Forse nessuno ha spiegato al turista che il Parco, tutto preso nel proporre convegni nei quali si ripetono le stesse identiche cose e ogni oratore si compiace della presenza dell’altro, non pensa a munire gli ospiti dello stretto indispensabile per quella che si chiama “accoglienza” e per l’orientamento tra valli e cime. E’ vero, fornire le cartine dei sentieri farebbe scendere il Parco Nazionale Morrone-Majella al livello di un qualsiasi… Touring Club Italiano, mentre si sa che l’attuale gestione è proiettata a proporre i sensori che dovrebbero segnalare i movimenti del Morrone in vista di frane che colpirebbero gli escursionisti all’Eremo di Celestino V.
Pare, inoltre, che si sia lanciati nella affabulatoria proposta di una… riserva spirituale, di stampo “celestiniano”, nella quale, non è dato capire, chi entra dovrebbe sentirsi soltanto per questo più ispirato a fare e pensare bene, senza considerare che, sull’esempio di Francesco d’Assisi, Celestino V vedeva occasioni di santità in ogni posto, al di là dei confini. Anzi, se vogliamo, i confini tra Chiesa e Cristianità li varcò proprio con il suo esempio della grande rinuncia: i santi stavano soprattutto al di fuori del consesso della Chiesa di Pietro.
Con queste premesse, cioè con la perimetrazione dell’afflato celestiniano, e con la collocazione dei sensori per le frane, figuriamoci se al Parco Majella possono pensare alla mappatura dei sentieri: le vie del Signore, si sa, sono tante, ognuno se le cerchi da solo.