Per Manasseri e Rapone la misura è colma

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Appello elettorale in Largo Palizze3 MARZO 2013 – I consiglieri Filadelfio Manasseri e Luigi Rapone prendono posizione sull’accusa che il Pdl ha lanciato alla opposizione nel consiglio comunale per il modo nel quale si è conclusa l’ultima riunione e per un manifesto di critica nel quale compaiono i volti di undici consiglieri ai quali si rivolgono critiche per non aver consentito il conseguimento di alcuni obiettivi amministrativi:

 

“ Federico e la sua maggioranza – sostengono – non ha più la nostra fiducia da tempo per aver disatteso tutti gli impegni che aveva assunto con gli elettori e per aver con arroganza offeso la dignità di uomini che con generosità gli avevano accordato la fiducia e l’impegno (Susi, Schiavo, Consorte) . Siamo stati più volte tentati di accogliere l’invito dell’opposizione a “staccare la spina”, ciononostante, negli esclusivi interessi della Città, abbiamo garantito il varo di atti deliberativi che, se non approvati, avrebbero determinato il collasso totale dei servizi essenziali. (licenziamento delle cooperative, raccolta rifiuti, rimozione neve, trasporti urbani ecc.) Il Sindaco si era impegnato a dimettersi e il presidente del consiglio (Angelucci) ed il capogruppo del PDL ( Di Cesare) si erano fatti garanti. Nulla di tutto ciò è avvenuto, confermando un atteggiamento di inaffidabilità già ampiamente dimostrato in tante altre situazioni. Oggi dopo il nostro ultimo atto di responsabilità (l’approvazione del nuovo piano casa) ci vediamo ripagati con una iniziativa (manifesto) rozza, scomposta e di basso profilo che si commenta da sola. Questi signori, che per la loro presunzione ed arroganza non sono più in grado di essere maggioranza, tentano maldestramente di riversare le responsabilità sulla minoranza e su chi è stato escluso per aver tentato di richiamarli agli impegni assunti. La misura è colma!”

Il manifesto è rimbalzato nella “rete”, ma ancora non si vede in nessun angolo della città. Forse sarà affisso domani e i sulmonesi potranno farsi una opinione. Rischia di avere un effetto maggiore di quello di Carlo Marx. Ma soprattutto sembra inaugurarsi un precedente: che una forza politica si dimette per essere oggetto di una critica su un manifesto. Non sarebbe un fatto di poco conto, se solo si immaginasse cosa accadrebbe se, invece di essere affisso alla fine di una legislatura, apparisse per le vie dopo un mese dalle elezioni. In altre parole, le dimissioni sono pur sempre uno strumento di battaglia, ma proclamate a un mese dalla chiusura del quinquennio hanno un’altra chiave di interpretazione e di certo una valenza prossima allo zero. Nella foto il “Vota Garibaldi” a Largo Palizze, in occasione delle votazione del dopoguerra; altro tipo di comunicazione politica, certamente

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