L’ORSO SOTTO AL CASTELLO: UN “LOGO” FINTO

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FATICOSA DIFESA DELLA COMUNITA’ DI PETTORANO DOPO LE FUCILATE

18 SETTEMBRE 2014 – Il simbolo della riserva naturale dell’Alto Gizio è un orso.

Neanche a dirlo, lo sfondo di questo “logo” è il castello di Pettorano. Per dirla in modo compendioso, l’immagine che si tenta di lanciare insieme alla “Riserva” è quella di un orso che cammina a Ponte d’Arce, mentre il castello (e le case che si possono distinguere sotto, lo stanno a guardare). Escamotage pubblicitario, certamente, perché nessuno dei tanti che passano lungo la Statale 17 ha mai visto un orso passeggiare con disinvoltura a un paio di chilometri dal castello di Pettorano. Avrebbe potuto vederlo nelle settimane scorse, ma a togliere ogni suggestione naturalistica è stato il fucile di qualcuno che non ha apprezzato il binomio tra il castello e l’orso, tra il borgo abitato e l’emblema stesso della natura abruzzese.

Ora lavorano in tanti a cancellare il pessimo accostamento che i mezzi di comunicazione (in testa i telegiornali nazionali, ma anche i “forum” su internet) vanno facendo, con leggeri sottintesi, tra la civiltà della tutela della natura e la inciviltà della tutela dei polli. Tanto più la figuraccia brucia quanto più si considera che a colpire l’orso è stato non proprio un Cuor di Leone, visto che gli ha sparato alle spalle, come fanno i maramaldi quando l’avversario è in difficoltà, oppure quando la fiera feroce non ha voglia di essere feroce e non lo è mai stata, limitandosi ad essere solo affamata: tutt’al più golosa di carne tenera e non delle stesse mele, dello stesso mais.

Il cammino della riabilitazione di Pettorano è davvero in salita, anche se, a ben guardare, uno sparatore anonimo non può infangare la dignità e l’onore di un intero paese. Prova a sostenere le ragioni dell’orso il portavoce del comitato ‘Dalla parte dell’Orso’, Mimì D’Aurora, che individua una sorta di precursore nel contenuto delle dichiarazioni rilasciate dopo i blitz dell’orso nei pollai “Giravano parecchi avvertimenti anche sulla stampa, nei giorni scorsi: “se non provvedete ci penseremo noi”.Nulla può giustificare l’uccisione di un orso. Però è necessario rilevare l’inadeguatezza degli strumenti e delle misure attivate per contenere, se non per fronteggiare, la contemporanea presenza di ben tre orsi ‘confidenti’ nello stesso paese. Da oltre due mesi questa presenza è segnalata soprattutto dai disagi e dai danni che i cittadini subiscono. Sono stati attivati i normali protocolli. Ma cosi non si affrontano i problemi e non si salvano gli orsi. Se non si decide di trasformare i vari progetti Patom da inutili accademie in azioni di pronto intervento, se non sburocratizziamo le procedure per aiutare i cittadini a prevenire e rapidamente coprire i danni, gli orsi non li salviamo”.Per un comitato che è così lapidario nella sua intestazione programmatica ci si poteva aspettare una difesa un po’ più… graffiante

Il portavoce del comitato che si è costituito nelle settimane scorse per l’allontanamento degli orsi dal territorio comunale di Pettorano sul Gizio, Domenico Ventresca, prendendo le distanze “da chi ha sparato e ucciso l’orso” ha comunque chiesto a nome dei residenti di “tutelare la dignità di poter vivere liberamente e tranquillamente nelle abitazioni così come abbiamo sempre fatto”.

Verrebbe da dire che per un uomo, una donna, un bambino capitare nella traiettoria dei colpi che hanno steso l’orso, sparati da un uomo, non era un vivere tranquillo. Ma tant’è: quando ci si fa la nominata di orso, si finisce per costituire un attentato alla tranquillità anche quando si fugge a zampe levate e si ricevono fucilate sul fondoschiena.

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