ANCHE IL SOCRATE PELIGNO TIENE FAMIGLIA

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LETTERA APERTA A BRUNO DI MASCI

25 AGOSTO 2017 – Prof. Bruno Di Masci,

per le molte cose spiacevoli che dirò appresso, debbo premettere che alle ultime elezioni amministrative ti ho votato sperando che potessi essere tu il sindaco di questa città.

Il tuo passato attivismo era la premessa che ben avrebbe retto un progetto politico, non fa niente se di sinistra, anche per chi nei valori della Destra pulita e ideologica (dunque non di quella di Berlusconi e Fini) crede da quando combatteva nelle assemblee studentesche degli Anni Settanta. E in una di quelle assemblee, al Centro Servizi Culturali quando stava al palazzo Pretorio, ti ho conosciuto. A parte la linearità del tuo ragionamento e l’efficacia dell’esposizione (poi rimaste e rinvigorite nelle tue battaglie al consiglio comunale quando ti sentivo dal banco della stampa), mi colpì il metodo della tua strategia politica: rivolgersi ai giovani e giovanissimi con passione per appassionarli alla politica, consegnare loro questo virus benefico che combatte tante devianze e li fa diventare cittadini, degni di scegliere a ragion veduta.

Se è lecito rapportare le grandi cose alle piccole, si parva licet componere magnis, mi sembravi il Socrate di quella realtà. E poi ho sofferto con te quando non riuscisti a diventare consigliere regionale, la prima volta, per il tradimento di Giannunzio; e in quel caso mi dispiacque di non averti sostenuto, perché non ero ancora riuscito a superare il Rubicone del votare a sinistra, passo che mi riuscì solo quando, senza turarmi il naso, votai per Mauro Calore al Comune. Anche su questo giornale, che ho fondato per sostenere Fabio Federico sorprendentemente dedicatosi ad una avventura politica della quale non aveva nessun bisogno per vivere, ti ho considerato un punto di riferimento per la città quando erano via via scomparsi quelli che le volevano davvero bene.

Grossa delusione mi venne dai tuoi silenzi di questo anno che ci separa dalle ultime elezioni; e te la manifestai in un incontro fugace davanti al tribunale, quando, con la passione di sempre, mi rispondesti che stavi facendo; che le cose non si vedevano, ma mi elencasti due o tre questioni che coltivavi. Come dovrebbe fare un elettore durante il quinquennio del mandato,  ho cercato di rappresentarti la mia meraviglia (che doveva tradursi in uno sprone)  qualche mese fa, su Via Mazara, perché la tua stella di oratore e di risolutore, le caratteristiche che ti avrebbero confermato un buon sindaco, mi sembrava oscurata; e mi colpì che tu abbia ammesso, ancora più dolorosamente in quanto preoccupato dalle condizioni di salute di tua moglie.

Il tempo e la voglia di accompagnare Luciano D’Alfonso nella sua inutile visita sui posti dell’incendio del Morrone, però, qualche giorno fa li hai trovati. Sei stato notato addirittura nella sua auto, magari avrai curato di non farti vedere da tutti, ma ti hanno visto. Dunque sei in così stretto contatto con chi sta devastando questa terra che addirittura gli fai da servitore e da parafulmine, perché persone come me, che direbbero qualcosa a questo nemico di Sulmona anche soltanto incontrandolo per strada quando non è protetto dai giornalisti del TG3, avrebbero una esitazione nel dirgli quello che si merita, se non altro per rispetto a chi lo accompagna, che per Sulmona si è sempre battuto.

Ti sei fatto notare quasi appiattito sul sedile, come chi è accompagnato in questura dalle guardie, con la differenza (rispetto al clichè) che D’Alfonso non può proprio definirsi una guardia. Non potevi, con quel metodo… socratico che coltivavi, invitare il “governatore” ad un pubblico dibattito, visto che hai rapporti così stretti, per dirgli quello che urlavi contro Vittoriano Marcantonio in consiglio comunale; o contro Lando Sciuba, pure in consiglio e fuori? Una persona che sta svuotando la tua terra, privandola del treno e dell’autostrada, tentando di privarla dell’ospedale, ignorandola nei “Masterplan”, tu la accompagni sul luogo dove i Sulmonesi dovrebbero dire quello che pensano di lui, dopo che non hanno potuto farlo nella riunione in aula consiliare, due anni fa, solo perché a proteggere questo governatore c’era una autorità istituzionale a lui molto amica?

Non era quello il tuo posto, su quel sedile, e lo sapevi, perché ti nascondevi. Ma solo quello che non si fa non si viene a sapere; avresti dovuto prevederlo, con i tuoi tentacolari ed efficacissimi strumenti di fare politica. Ma è tale la condizione di questa Sulmona, lasciata a soffocare nel suo incendio, che non ti fai neppure scrupolo di scegliere altri modi per tradirla; dopo che non ti sei fatto scrupolo di salvare la tua immagine come appariva agli occhi di un quindicenne che ti aveva conosciuto Socrate peligno.

Beninteso: non credere che il mio voto sia stato, a sessanta anni, così convinto, come se fossi stato un Almirante degli anni Settanta (pensa un po’, neanche lui sono riuscito a votare nel ’75 per via di quel fascino per il Partito liberale… prima che diventasse di Altissimo e di De Lorenzo). Ti ricordavo molto preso dal non disturbare chi aveva il potere: incalzavi Marcantonio e Sciuba, ma non hai mai rivolto una parola che non fosse rispettosa nei confronti di Franco La Civita; eri, in questo, una formidabile macchina di autocensura, forse in vista del risultato da ottenere. In fondo lo sapevo che alla fin fine eri socialista e da un socialista, se proprio non finisce latitante come Craxi, una certa propensione alla opacità bisogna sempre aspettarsela, quanto meno come disponibilità al compromesso e al tirare a campare, come del resto scriveva Trilussa quando rimava sulle dispute ideologiche dei socialisti, che finivano per lo più a cena in osteria. Ma tu sei finito peggio che in osteria, sei finito sul sedile della macchina di D’Alfonso; e questo è molto imbarazzante, perché comincio a credere a quanti mi dicono che i tuoi silenzi in consiglio comunale dipendono anche dal fatto che ti aspetti qualcosa da Andrea Gerosolimo, come del resto in molti (e penso cominciate a riporre male le vostre aspettative, quindi preparatevi a cambiare ancora il carro perchè quello non è del vincitore).

Non so se è vero, perché tutto è superato da quella immagine oscena di un sulmonese che collabora con un personaggio come D’Alfonso; e certamente non per portarlo su posizioni sulmonesi (come vorrai inutilmente giustificarti), perché D’Alfonso sta realizzando quello che vuole e tu sei più dannoso di Andrea Gerosolimo, che sta in giunta regionale e collabora ai piani di svuotamento del centro-Abruzzo. Agisci nell’ombra e comunque non dici niente, come dovresti da ex sindaco di Sulmona, da ex consigliere regionale, da candidato che assunse impegni precisi nel comizio di Piazza XX Settembre dell’anno scorso. Ricordi? Avresti fatto il bene di Sulmona “contro tutti e contro tutto”, dicevi; a riguardarti, mi sembri una marionetta, con quelle grida spropositate che, dovevo capirlo, sostituiscono i veri intenti del politico serio, come le grida contro Marcantonio e Sciuba coprivano l’ossequio a La Civita. Sei un pover’uomo politico, o, se vuoi, un politico pover’uomo. Comunque la rigiri, tieni famiglia pure tu. E non soltanto per nascondere i tuoi doveri di eletto e sottrarti ai tuoi impegni di oppositore.

Quando mi incontrerai la prossima volta, fa’ il piacere: guarda da un’altra parte, anche se dall’altra parte non c’è D’Alfonso verso il quale inchinarsi.

V.C.

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