“CARO OVIDIO, ABBIAMO AVUTO ALTRE SPESE”

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SLITTANO E SI IMPOVERISCONO LE CELEBRAZIONI DEL BIMILLENARIO

22 SETTEMBRE 2017 – Il Senato ha approvato la legge per finanziare le celebrazioni del Bimillenario di Publio Ovidio Nasone; il provvedimento non è efficace, perché la legge in quanto tale deve essere approvata dalla Camera. Prevede il finanziamento in 700.000,00 euro, dei 7.000.000,00 promessi.

Prima della “calendarizzazione”  alla Camera passerà un altro annetto (stando ai tempi della calendarizzazione e dell’approvazione al Senato). Qualcuno se la sentirebbe di organizzare una festa di compleanno per un figlio, invitare alcuni ospiti tra i quali il presidente della repubblica (mutatis mutandis, diciamo un nonno che viene dall’America), e poi, nel giorno fatidico, dire al pargolo a mezza voce: “Beh, sai, facciamo il mese prossimo, dopo tutto chi ha detto che sei nato proprio oggi? C’è qualcuno che sostiene che sei nato tra un mese”, liquidare il nonno con due pasticcini, lasciarlo solo in salotto (come è successo per Mattarella in Piazza XX Settembre, mentre tutti gli invitati stavano al Teatro) ?

E non basta: intanto che passa il tempo e viene la… festa spostata, prendere in disparte il pargolo, contento ed eccitato di poter ricevere, secondo la strombazzata promessa, un trenino con tutto il plastico di scambi che si muovono elettricamente, un cellulare di ultima generazione, una bicicletta fiammante con quattordici rapporti, la collezione di Charlie Brown dal primo numero all’ultimo, il pallone di cuoio firmato dal campione di calcio internazionale, e dirgli: “Beh, quest’anno ti dovresti accontentare di una city-bike da cento euro, perché tutto il resto ce lo siamo rivenduto per pagare i debiti fatti dai tuoi genitori per festeggiare tua cugina dell’Aquila con le cene di una certa Perdonanza che, sai, è la unione di perdono e speranza”. “E ‘sti cazzi…”, risponderebbe il pargolo rifondando le Brigate Rosse.

Non solo questo si è verificato per il Bimillenario di Ovidio, ma in coro la stampa scritta e telematica riserva oggi titoloni per sottolineare il successo dell’iniziativa congiunta delle senatrici di casa nostra; tra sei o sette mesi gli stessi giornali si richiameranno a quella corrente di pensiero secondo la quale Ovidio morì nel 18 d.C. (peraltro richiamata su queste colonne, ma certo non per rattoppare gli indecenti disguidi senatoriali).

Questa festa sconclusionata e celebrata solo sulla carta, sugli annunci e sui commenti in facebook, semplicemente offende la memoria di chi rivendicò di essere nato a Sulmona. Ma, per fortuna, solo di esserci nato e di rimpiangerla dall’inferno del Ponto Eusino: chè, se fosse stato per i concittadini di allora, affatto uguali a quelli di oggi (per Fabbricacultura: affatto, senza la negazione “non”, è rafforzativo), di Ovidio si sarebbe parlato per le terre irrigue che rimpiangeva (con o senza piante di aglio), per la sagra del toro a Torre de’ Nolfi, per la polenta avanzata dall’inverno precedente e servita a Ferragosto ai disgraziati rimasti in città, per le croste raffiguranti i miti da lui cantati e per i premi e finanziamenti dati ai parenti dei componenti della giuria delle kermesse a lui indegnamente intitolate.

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