DEVOTO CORRETTORE DI BOZZE PER FABBRICACULTURA

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IMPIETOSE ACCUSE DI PRODIGALITA’ A CHI REGALA LIBRI

20 LUGLIO 2017 – “Credo che queste prodigalità, unite alle tante occasioni di incontro e riflessione organizzati durante “Ovidii Taberna” a cura di studiosi e appassionati che, a titolo di liberalità, hanno messo in comune le proprie conoscenze sul tema, diano il senso del valore “Ovidio”  di cui ognuno di noi deve riappropriarsi”. Così riportano le cronache l’intervento che la Presidente Anna Berghella (nella foto, in piedi) avrebbe tenuto per riproporre l’evento “Aspettando Ovidio 2017”, parlando del conferimento di alcuni libri di opere ovidiane.

Ci risiamo, anche questo comunicato è sfuggito al correttore di bozze. Insomma abbinare verbi ai soggetti oppure, in questo caso, genere con genere, non è il punto di forza di “Fabbricacultura”, perché è ovvio che le “occasioni” non possono essere “organizzati” per la “ragion che nol consente”. Poi, si parla di Ovidio, che certo tutte le colpe poteva avere (comprese quelle che ne determinarono la relegazione), ma non certo quella di non usare appropriatamente le parole. E invece, vediamo la Berghella scagliarsi impietosamente contro coloro che hanno offerto libri, laddove parla di “prodigalità”, che secondo il Devoto, coadiuvato dall’Oli, è esattamente: “Tendenza a spendere o a donare con larghezza eccessiva e senza riflessione”, oppure anche “Sperpero di denaro”. Non meno aspro il “Vocabolario Treccani” in cinque volumi, che alla voce “prodigalità”, riporta: “azione, comportamento di persona prodiga, sperpero di denaro”. Salendo di un volume, troviamo i sei del “Grande Dizionario italiano dell’uso” del De Mauro (UTET), che scrive di “tendenza, inclinazione a spendere o donare specialmente in modo eccessivo e sconsiderato”.

Uno dice: ma qualche altro dizionario, più approfondito di questi che pur sono epocali, ci sarà a soccorrere una inflessione meno tranciante della “prodigalità”. Neanche per sogno, perchè nel monumentale “Dizionario della Lingua italiana” del Battaglia, edito pure da UTET, in 21 volumi, troviamo di peggio. Senti che botta: “Inclinazione o disposizione abituale e costante a sperperare, a dilapidare, a sprecare denaro o altri beni, a spendere o a donare in modo avventatamente eccessivo e sconsiderato, più di quanto ci si possa permettere”.

Del resto, la prodigalità è condizione per inabilitare una persona o, ricorrendo altri elementi, per interdirla addirittura. E questa sarebbe la gratitudine di “Fabbricacultura” nei confronti di chi partecipa alla “Taberna Ovidii” ? E non è che la differenza non fosse nota, perché la liberalità, più avanti evocata, riguarda solo le altre occasioni, quelle degli studiosi e degli appassionati, che non sono affetti da prodigalità, ma si muovono invece, appunto, con liberalità, che è un pregio. E infatti, sempre il Devoto, accompagnato dall’Olj, definisce la liberalità “Virtù che si concreta nell’offerta spontanea dei propri mezzi a vantaggio del prossimo o della comunità”; ma, per la “Fabbrica”, solo degli studiosi e degli appassionati che “hanno messo in comune le proprie conoscenze sul tema”. Gli altri, i prodighi donatori di libri, si becchino l’onta del giudizio severo e ingrato e si aspettino da un giorno all’altro l’ufficiale giudiziario fuori della porta per la notifica di un ricorso per inabilitazione e nomina di un parente stretto quale curatore; e, se qualcuno risponde in modo scomposto, si consideri già interdetto.

Ma diamine… si fa così per chi regala un libro, o due o tre?

Quanto al “valore Ovidio”, del quale secondo “Fabbricacultura” dovremmo riappropriarci, la “Fabbrica” pensi per sé, perché molti sulmonesi, soprattutto quelli che non hanno regalato libri alla “Taberna Ovidii” per leggerli e rileggerli, sottolinearli e chiosarli, Ovidio non hanno mai smesso di leggerlo, di considerarlo, di citarlo e di difenderlo da agli e sbadigli. Quindi, è un valore del quale non si debbono ri-appropriare.

Con cordiali saluti                                     F.to Devoto correttore di bozze

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