Il linguaggio delle immagini e dei suoni al servizio del territorio
Si è tenuto nei giorni scorsi a Scanno il Festival del Documentario Naturalistico italiano organizzato dall’Associazione “Scanno Natura doc”.
L’Associazione, nata con l’obiettivo di utilizzare il linguaggio delle immagini e dei suoni per rapportarsi alla natura e alle sue correlazioni con l’uomo e per sensibilizzare verso nuove scelte che tengano conto della necessaria convivenza di tutte le specie viventi, nell’ambito del Festival ha attivato diversi concorsi, sia per i documentari amatoriali, fra i quali si sono distinti “Nozze Sannite” di Sista Bramini e “Murgia” di Cosimo Terlizzi, sia per i documentari di professionisti , tra i quali sono stati selezionati da una giuria popolare, a cui hanno partecipato esponenti provenienti da numerosi comuni del territorio, “Marghè, Marghier” di Sandro Gastinelli e “Cheyenne 30 anni” di Michele Trentini. Fuori concorso sono stati proposti: Vivere accanto agli orsi, Flora e Fauna Selvatica della statale 479, La sostenibile leggerezza del Castello di Fabiola Catapano. A Guido Speranza è stato dato un premio speciale alla carriera.
L’ attività svolta dall’Associazione “Scanno Natura doc” si caratterizza come buona pratica nell’area regionale e nazionale perché è una idea che nasce dal territorio e che è animata dal desiderio e dalla volontà di operare qualcosa di utile e di bello proprio per il territorio.
Nasce quindi al di fuori delle competizioni elettorali, che dividono le nostre piccole comunità in dissidi animosi e paralizzano lo sviluppo locale.
Nella tensione per partecipare alle iniziative collettive, i singoli esprimono la loro creatività anche nella ostinazione a superare le mille difficoltà operative che via via s’incontrano e quasi sempre mettono al servizio del progetto tutte le proprie risorse
Diventa mano a mano una cosa bella perché l’entusiasmo di chi ha avuto l’iniziativa, e quindi di tutta l’Associazione, viene progressivamente comunicato a chi è invitato e quindi , in questo caso del festival, ai professionisti e amatori del documentario, ma anche agli appassionati e partecipanti a vario titolo all’iniziativa (componenti delle diverse giurie, fruitori finali dei bellissimi documentari che si sono alternati in queste giornate). E’ un entusiasmo che si esprime in un senso dell’ospitalità , in un’attenzione verso i problemi dell’altro, in una presa in carico del benessere di chi partecipa all’iniziativa. Ma che si esprime anche in una cura della qualità del progetto, in un’attenzione a tutti i più piccoli particolari.
E queste caratteristiche non sono da poco, in una società che si è abituata a guardare solo il proprio guadagno , che dà il proprio tempo solo per dovere di lavoro, o nella quantità minima per i propri ricavi, ma che ha dimenticato quasi del tutto il significato del dono disinteressato, che raramente si fa carico del risultato, costi quel che costi. In una società in cui l’amore del territorio trova modalità concrete per esprimersi solo in eventi folkloristici. In una società in cui anche l’attaccamento ai propri figli non è una spinta a far crescere la loro cultura, la loro salute, la loro felicità e con questi valori il territorio stesso.
Ma l’obiettivo che muove il progetto, questo del festival come quello di molte altre iniziative che vengono attuate nel territorio è di produrre una cosa utile per la comunità territoriale. E’ da tener presente che questo Festival del Documentario Naturalistico è stato realizzato in bassa stagione, e che quindi ha portato a Scanno persone che altrimenti non sarebbero venute.
Altra circostanza di rilievo va ricercata nel fatto che il Festival si propone di rappresentare un’iniziativa sistematica, con frequenza annuale e quindi non un’iniziativa sporadica che muore. In ultimo, ma non meno importante, occorre sottolineare anche come questa iniziativa creata dall’Associazione “Scanno Natura doc” possa produrre nel tempo un indotto straordinario di mestieri e occupazione per i giovani i quali possono articolare l’organizzazione del festival, creando ulteriori premi, laboratori, iniziative di formazione o di divulgazione, oppure possono loro stesso diventare registi, operatori, critici, tecnici della comunicazione ecc
Oggi più che mai occorre puntare , se si vuole davvero uno sviluppo locale dove sviluppo non significa crescita non sostenibile (ma decrescita felice) e significa invece realizzazione delle proprie potenzialità locali su un dialogo, su confronto quotidiano , su una complementarietà reale e non solo formale, fra queste due sfere.
Oggi occorre introdurre nel territorio una nuova concezione di società basata sulla capacità d’interconnettere potere e potenza , l’autorità di chi detiene il potere e l’autorevolezza di chi offre spontaneamente il proprio impegno e responsabilmente si fa carico di realizzarlo nel migliore dei modi.
Oggi non basta additare le buone pratiche come fiori all’occhiello, per poi sistematicamente negarle nei fatti e nella politica che conta, ma occorre dare riconoscimento alle buone pratiche e condividerne gli sforzi al fine d’innescare nel territorio valori antichi , dismessi, come la creatività, la crescita culturale, la connessione delle relazioni fra cittadini, fra istituzioni, fra territori.
Oggi occorre una capacità di osare personalmente e collettivamente per far crescere quell’Italia e quel territorio che c’è dentro di noi e che è ben migliore di quello che c’è sotto i nostri occhi.
Mp. G.