CONVERSAZIONE A PALAZZO MAZARA E SPUNTI SUI CONFINI DEL MONDO DEI ROMANI
25 MAGGIO 2016 – Va “oltre la forma” la conversazione di Maria Cristina Ricciardi domani a Palazzo Mazara
per la serie “30 minuti di arte e cultura” venerdì 27 maggio alle ore 17,30. L’ambito è ristretto alle “Metamorfosi vegetali in Ovidio”, ma dire “ristretto” è sempre parlare di tutte le trasformazioni di piante che gli esametri raccolti in quindici libri celebrano in tutto l’universo all’epoca conosciuto. E il tema è proprio quello di “Metamorphosis beyond the shape 2017”, un motto che schiude i confini del bimillenario alle nuove terre, quelle ad Ovidio sconosciute, ma da Ovidio immaginate, il Nuovo Mondo con il quale occorre fare i conti nelle celebrazioni della latinità, tre anni dopo il bimillenario del divo Augusto.
Questi motti potrebbero avere il fascino discreto della internazionalità: “Agli altri popoli fu dato un confine ben definito; il territorio del popolo di Roma è il mondo intero” scriveva Ovidio nei suoi “Fasti” (II,683): il verso dal quale poi abbiamo ripreso lo slogan del “Vaschione”, che è giornale “Per soli concittadini di Ovidio”. Inutilmente abbiamo già scritto che, intendendo per concittadini di Ovidio quelli del popolo di Roma che abbraccia il mondo intero, sono concittadini del Sulmonese anche gli Eschimesi, gli Argentini, i Giapponesi, perché Ovidio appartiene oggi al mondo intero, come duemila anni fa il mondo intero apparteneva a Roma.
Inutilmente, perché qualcuno osserva ancora che questo slogan è divisivo, quasi che non si possano ritenere concittadini di Ovidio i Pratolani o i Pescaresi. Ora, con i Fasti, facciamo parlare il Vate e rivendichiamo per lui una estensione del Bimillenario alle Americhe, all’Estremo Oriente, all’Australia, che non appare in questa bella carta di Antonio Millo del 1582-84 (“Planisfero”, edita dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, nella foto in alto; le altre immagini riguardano l’elegante profilo del primo piano di Palazzo Mazara, dove si terrà la conferenza e la statua del Ferrari dedicata a Ovidio in Piazza XX Settembre, in un controluce che ne valorizza la sagoma dell’alloro, prudentemente ristabilita dal commissario Guetta dopo l’affonto della corona di aglio di “Fabbricacultura”) Il continente ancora non era stato scoperto; tanto per dimostrare quanto sia relativo il concetto di “mondo intero”. E comunque il motto della conversazione di venerdì è molto più espressivo di quel “Aspettando il bimillenario della morte di Ovidio” che occhieggia in qualche angolo di Sulmona, con implicanze statiche e immobilistiche, tipiche di una sulmonesità da palude.