IDENTIKIT PER CHI VUOLE ACCEDERE A PALAZZO SAN FRANCESCO E SOPRATTUTTO PER IL SINDACO
7 MARZO 2016 – Mentre si parla di prime candidature (quelle che in genere cedono il passo alle vere candidature, dopo che le prime sono rimaste bruciate), dovrebbe profilarsi un identikit del prossimo sindaco, un po’ alla luce della esperienza degli ultimi tre anni, un po’ alla luce del contesto degli ultimi due decenni in generale.
Comunque la si voglia considerare, la figura del sindaco, in una città che attraversa la sua crisi da venti anni in modo netto e incontestato, dovrebbe essere un po’ differente da quella che di solito è stata disegnata in tempi prosperi, o viene ancora disegnata per città meno aggredite dalla tragica involuzione di istituzioni, enti pubblici e privati, soprattutto imprese.
Una caratteristica, forse la principale, che dovrebbe segnare il sindaco è il raccordo con i politici a livello regionale e nazionale: ma non già seguendo i criteri consueti, ovvero lo sfoggio di alleanze e di percorsi che porterebbero ad ottenere sbocchi decisivi per i progetti e, quindi, per un nuovo sviluppo.
Quello che bisogna chiarire prima di indire “primarie” di qualunque genere o in qualsiasi modo classificate, è il rapporto con le persone che negli ultimi anni hanno trattato dei sogni e delle disfatte della Valle Peligna; dunque principalmente con il presidente della giunta regionale, Luciano D’Alfonso, e con tutti i componenti della sua giunta. Più in particolare e per rimanere all’esempio più recente, non basta affermare, come pure hanno dovuto fare decine di sindaci e lo stesso presidente della provincia, che il tragitto della autostrada A25 non deve essere modificato e soprattutto non deve essere esclusa la Valle Peligna. Occorre esprimere un giudizio sulle persone e sulle forze politiche che hanno sorretto questa ipotesi e la stanno sostenendo al di sopra di ogni espressione democratica di dissenso che viene dalle comunità locali e dagli stessi consigli comunali che le rappresentano. In molti casi, per le valutazioni sui progetti della Regione e dei singoli Ministeri, si è giocato all’equivoco: da un parte consigli comunali e sindaci hanno espresso vibranti documenti di contrasto; dall’altra parte i sindaci e soprattutto i partiti, hanno sorretto i politici che tali progetti hanno favorito e stanno favorendo.
Nel caso della deviazione della A25, poi, le sinergie all’interno del Partito Democratico sono ancora più evidenti, con il ministro Delrio che accelera per l’approvazione della sconsiderata “variante” e con il “governatore” D’Alfonso che vede in ciò realizzato il suo programma di disegnare un Abruzzo più veloce che faccia a meno della Valle Peligna: si riprendano in considerazione, per esempio, le deviazioni in tema di ferrovie e strade di comunicazione veloce. A Sulmona si è assistito negli ultimi tre anni al teatrino dei voti e degli ordini del giorno e delle interviste ai giornali, da un lato, e della conferma di indissolubili alleanze con il partito e la persona di Luciano D’Alfonso che sta lavorando in prima persona (e non solo), senza neppure celare questo ruolino di marcia, con la chiusura di parti dell’ospedale che necessariamente (diremmo statisticamente) porteranno alla chiusura dell’ospedale stesso.
Sull’altro fronte, si assiste alla curiosa vicenda di una senatrice, Paola Pelino, che ha estinto con il suo voto in Parlamento il tribunale di Sulmona nel 2011 e che cerca (forse riuscendovi) di scegliere chi debba essere il candidato sindaco di quel 7 o 8% che ancora può esprimere Forza Italia. A chi dovrà rendere conto un candidato sindaco e (non sia mai, ma può essere) un sindaco che sia stato eletto con queste griglie? Alla città? Non di certo, se non altro perché la vicenda di Giuseppe Ranalli ha dimostrato che, sebbene eletto direttamente dagli elettori, il sindaco può essere cacciato dai partiti o da gruppi di consiglieri guidati dall’esterno del consiglio comunale e nel caso del sindaco uscente le dimissioni di nove consiglieri sono state salutari ed hanno dimostrato come vada a finire per un sindaco che non si vale del voto dei suoi concittadini, ma si genuflette a ordini esterni.
Dunque, la cartina di tornasole per la scelta del candidato sindaco è la verifica dei suoi rapporti con quanti hanno in animo di conservare o affossare definitivamente tutto il centro-Abruzzo, del quale Sulmona è punto di riferimento prima di essere per conto suo città di arte, cultura e opportunità turistiche. A un governatore che sradicava il “punto nascite” la città ha aperto le porte dell’aula consiliare per sentirne le arroganti sfide anche verso cittadini moderati, desiderosi di ottenere una qualche resipiscenza (in un pomeriggio da dimenticare, ma non unica occasione di ossequio). Occorre vedere cosa propongono i candidati del prossimo consiglio comunale su questo nodo essenziale