PARADOSSALE DESTINO NEL CAMPO DI PRIGIONIA DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
9 MARZO 2016 – Comincia presto, alle 9 in municipio la giornata dei cecoslovacchi a Sulmona: ricorderanno quelli delle loro terre che hanno trascorso la prigionia durante la prima guerra mondiale al Campo di Fonte d’Amore. E’ poco più di un secolo che esiste quella prigione di guerra, eretta con sorprendente velocità dal 20 gennaio 1916 e mèta forzata di migliaia di soldati fino al 1919 (poi, di nuovo, nella seconda guerra mondiale). Ben 389 giovani soldati morirono a Fonte d’Amore: cechi, ungheresi, romeni, slovacchi, bosniaci, sloveni, galiziani dell’Europa orientale, soldati provenienti dalla Bucovina, polacchi, austriaci e tedeschi. Componevano 12 differenti comunità linguistiche ed erano di varie fedi: cattolici, cristiano-ortodossi, protestanti, musulmani, ebrei, unitarianisti.
La visita in municipio di buonora consentirà a due ambasciatori, quello della Repubblica Ceca e quello della Repubblica Slovacca, di recare omaggio al simbolo della città che ha anche eretto un monumento importante nel cimitero proprio per ricordare tutti i soldati austro-ungarici che videro l’ultimo sole nei recinti alle falde del Morrone.
Poi seguirà il convegno presso l’Archivio di Stato in Viale Sant’Antonio: si parlerà della questione cecoslovacca, degli atti di eroismo, degli equipaggiamenti, di prigionieri italiani e russi a Liberec, del terremoto del 1915 e dell’entrata in guerra dell’Italia. Si parlerà di una guerra che alcuni dicono non sia finita più e si estenda come un serpente da almeno cento anni, con tracciati strani e imprevedibili e beffandosi di tutte le proclamazioni sulle missioni di pace. Ottima idea quella di affrontare i temi di questo conflitto nel quale si ritrovano le trame delle molte inquietudini del Novecento ed una indomabile smania di distruzione.