Il 30 SETTEMBRE UDIENZA PER LIBERARE LA TESTA DI OVIDIO DALL’AGLIO

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14 SETTEMBRE 2015 – Il Tribunale di Sulmona ha fissato per il 30 settembre prossimo l’udienza nella quale deciderà sulla richiesta di provvedimento di urgenza intentata contro il Consorzio produttori dell’aglio rosso di Sulmona. Si tratta di vedere se l’immagine della statua di Ovidio coronata da una composizione di agli sulla testa possa girare il mondo o debba fermarsi nell’archivio fotografico di chi l’ha scattata.

Ora bisognerà vedere su quali altre componenti culturali gli assertori dell’aglio sulla testa di Ovidio si poggeranno. Per adesso si sono pronunciati nel senso di impedire l’uso di questa orripilante abbinata persone e intellettuali come Lucia Arbace, Direttrice del Polo Museale d’Abruzzo del Ministero dei Beni Culturali e Claudio Magris; i fautori del nuovo messaggio e coloro che definiscono la azione giudiziaria eccessiva rispetto all’argomento in discussione rispondono alle vette insormontate dei nomi di Franco Pingue, Pasquale D’Alberto, Fabbricacultura. Sono rimasti neutrali (nel senso che non hanno risposto alle domande loro rivolte da questo giornale) il Sindaco Giuseppe Ranalli (che un mese fa aveva anticipato che avrebbe risposto) e Antonio Cesare Pelino, presidente di una non meglio identificata Ares, che peraltro quattro o cinque mesi fa aveva organizzato un convegno per celebrare il monumento scolpito dal Ferrari in Piazza XX Settembre e che evidentemente trova giusto decorare l’opera d’arte del Ferrari con l’aglio rosso di Sulmona; oppure né lui, né il sindaco intendono contrastare il modo di pensare di una parte della cittadinanza di Sulmona, secondo il quale “qualcosa bisogna pur fare e solo chi non fa non sbaglia”. Innanzitutto, in tema di avvenimenti culturali di livello mondiale, è meglio non fare niente, piuttosto che commercializzare l’aglio usando l’immagine di Ovidio; in secondo luogo, sarà anche il caso che in questa città si smetta di abbassare la testa per il timore di infastidire chi ha le leve del comando, perché se Ovidio affrontò il gigante Augusto, noi dovremmo avere almeno l’animo di mantenere lo spirito di autonomia per conservare al loro posto le politicamente parlando pulci Giuseppe Ranalli e Fabio Spinosa Pingue (quest’ultimo, se ha qualcosa da dire, lo faccia personalmente si costituisca contro di noi e se deve vendere l’aglio non ricorra all’immagine di Ovidio).

In un caso o nell’altro, nessun problema si deve creare per l’inventario delle adesioni e dei distinguo: ci penserà il giudice a dire se un cittadino si può rivolgersi al giudice anche se non è sindaco di una città, per tutelare i beni artistici di quella città e di quei cittadini presi uno per uno. E il giudice valuterà se una statua di uno dei maggiori poeti dell’antichità possa servire da sostegno di una corona di aglio.

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