Incidente sulla neve: giovane salvo per un soffio e la Procura indaga per disastro

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C’è molto che non quadra nella formazione delle slavine e la Procura della Repubblica ha deciso di verificare la posizione di tre sciatori per l’incidente verficatosi sabato a Roccaraso. La Guardia di finanza avrebbe rimesso una informativa di reato piuttosto dettagliata, dalla quale si ricaverebbe un dato non inconsueto: che, cioè, il progressivo distacco della parte superficiale del manto nevoso non sarebbe dovuta solo a causa naturali, ma potrebbe essere stata indotta da condotte colpose di altri frequentatori delle montagne.

Febbraio è il mese più pericoloso per la formazione delle slavine sulle quote vicine o di poco inferiori ai duemila metri di altitudine. Nel 1969 a Monte Pratello furono ben tre gli sciatori che in questo mese persero la vita in quello che è rimasto l’incidente più tragico per tutto il bacino sciistico di Roccaraso-Rivisondoli-Pescocostanzo.

Il rapporto che è giunto stamane sul tavolo dei magistrati della Procura è accompagnato anche da una informativa della Polizia di Stato. Questa volta, per fortuna, nessuno è morto, ma il giovane coinvolto nella slavina di sabato ha detto di aver visto la morte “in faccia”: si è salvato solo perchè è riuscito, pur avendo le mani bloccate dal peso della neve sul corpo, a costruire uno spazio per l’ossigeno in corrispondenza del naso e della bocca, mentre sentiva le persone che passavano sopra di lui.

L’ipotesi per la quale la Procura ha aperto un fascicolo è quella di disastro colposo.

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