ACQUA CORRENTE SPESA CRESCENTE
La bolletta dell’acqua potrebbe essere più cara perché la “Saca SpA” deve rivedere le entrate.
Pare che, se i conti non quadrano, il modo di ripianare si deve trovare con l’aumento delle tariffe. Siccome, poi, del “prodotto” non si può fare a meno, il risultato è garantito.
Qualcosa da ridire ci sarebbe, visto che la liberalizzazione dei servizi dovrebbe portare almeno al rispetto di criteri di economicità e, dove lo scopo non si raggiunge, si prospetterebbe qualche cambio, di persone o di mezzi.
Discorso non molto diverso vale per il Consorzio per il Nucleo Industriale, che con la “SACA” si è scontrato in un pesante contenzioso giudiziario per la pretesa di essere pagato in considerazione dello smaltimento delle acque di scarico, sulle quali i Comuni e, quindi, la SACA, incassano una percentuale proporzionalmente al consumo dell’acqua pura erogata. Il “Nucleo” non ha tariffe da chiedere ai cittadini di Sulmona quali utenti, ma indirettamente ritiene di doverle percepire perché l’apparato fognario scarica sul depuratore di Santa Rufina e, quindi, aggrava il servizio di smaltimento. Il contenzioso si è risolto a favore della “SACA”, ma, ciò nonostante, i problemi di bilancio di questa non sarebbero stati risolti.
Ora il discorso non è affatto complesso: se a provocare la revisione delle tariffe della Saca non sono i costi di smaltimento, ma, supponiamo, le retribuzioni dei dipendenti (siano essi i dirigenti o i normali impiegati), sarà pure un diritto dell’utente, prima di pagare, sapere se la gestione è davvero economica.
L’esigenza di chiarezza viene alla luce sotto un duplice aspetto: da un lato per normalissime aspettative di poter risparmiare, degli utenti e della collettività stessa; dall’altro lato, per smentire una volta per tutte che la gestione delle acque diventa economica solo se viene affidata a enti diversi da quelli attualmente previsti e, in sostanza, se si passa alla cosiddetta “privatizzazione spinta” contro la quale si stanno raccogliendo firme in tutta Italia al fine di indire un referendum. Se una gestione economica e commercialmente valida è possibile per i privati che vogliono proporsi, deve essere possibile anche per le società per azioni che già adesso operano: come ogni gestione economica e non assistenzialistica, già quella attuale, se non riesce a raggiungere la parità del bilancio, non può indiscriminatamente aumentare le tariffe. Deve prima ridurre i costi. Per ora ci sono stati solo confronti politici, a conferma che quello che interessa non è il servizio.