CONFERENZA DI ENZO ACCARDO AL ROTARY DI TERAMO
22 OTTOBRE 2015 – Quasi sorvolando sulle terre abruzzesi raccolte nelle mappe di centinaia di anni e riportando da questo volo immaginario le impressioni di viaggio sui cambiamenti dell’Abruzzo, Vincenzo Accardo ha accompagnato i rotariani di Teramo (nelle foto), in una conviviale a Roseto degli Abruzzi, tra i segreti della compilazione e della vendita delle cartografie. Quelle che erano le terre designate dai Romani (in alcuni punti) con la dicitura “hic sunt leones” per la impossibilità di descriverle o anche soltanto di riportare i nomi del “pagus” abitato, si sono via via disvelate agli occhi di artisti e tecnici: in particolare dal secolo dei Lumi, il Settecento, l’esplorazione delle difficili montagne abruzzesi è diventata sistematica. “Ma si sono succeduti anche errori macroscopici, come, per esempio, l’indicazione di due o tre paesi dallo stesso nome e a distanza ravvicinata – ha osservato Accardo – oppure l’indicazione di risposte che contadini e pastori davano ai disegnatori stranieri che a loro volta non capivano il contenuto di quelle risposte e fraintendevano. Così molti paesi hanno finito per chiamarsi “’nossacc’”, cioè “non lo so”, che però non era un toponimo”.
Quando non c’erano i rilievi aerofotogrammetrici il Re di Napoli stipendiava dei tecnici che giravano in lungo e in largo tutto il Meridione per dotare, sia pure soprattutto per fini militari, di chiare e realistiche mappe tutta la amministrazione. E passi da gigante nella tecnologia furono compiuti in pochi decenni, come quando fu introdotta la strumentazione che consentiva di operare i rilievi senza scendere da cavallo.
“Le mappe hanno segnato un potente impulso per tutta l’attività tipografica e hanno contribuito al benessere di intere cittadine – ha rilevato Accardo, che si interessa di mappe e cartografia da almeno quaranta anni – ed hanno consentito un decentramento delle attività artigianali che facevano da corollario a tale industria: una autentica promozione culturale della quale si possono rinvenire grandi tracce nelle case editrici di piccoli centri abruzzesi.”