Quelli che non sono grida disperate, contengono geniali intuizioni artistiche e sbaglia chi storce il naso pensando che sia solo barbarie colorare le pareti della città.
I “murali”, così definiti nel compassato “Vocabolario Treccani”, hanno la immediatezza del messaggio semplice e talvolta sono grandi di contenuto proprio perché non vogliono essere niente. Sembrano filastrocche rubate alla fantasia e talvolta sono soltanto confusione. Ma, come diceva Palazzeschi nel suo “Contrappunto bestiale” (riferito alla letteratura, ma il principio vale anche per le arti figurative), non deve esserci serietà in tutto. I cinesi, poi, osservano : “Sii serio, sorridi”.
Così, nella carrellata di murali nostrani, riportiamo quelli del Ponte Capograssi a Sulmona, che sono stati a loro volta sfigurati e che avevano risolto il problema estetico di una gradinata orribile. E riprendiamo anche quelli, nuovissimi e fanciulleschi, di Goriano Sicoli, con qualche sconfinamento nelle solite scritte di disperato amore, poco geniale, in verità.