LASSISMO DI ANNI NELLA GESTIONE DEL CENTRO STORICO
7 NOVEMBRE 2015 – Accoltellamento nella notte scorsa davanti al municipio.
Tracce di sangue sono state notate stamane all’incrocio tra Via Carrese e Via Mazara (foto in alto), davanti al Comando della Polizia municipale e davanti al portone di ingresso del Comune (foto in basso). Sul posto stanno indagando agenti e funzionari del Commissariato. Non si sa chi sia l’accoltellato e non si conosce il motivo dell’accoltellamento. La scena potrebbe essere stata ripresa dalla telecamera della Polizia municipale. Ricorrentemente esercenti di attività di piccola imprenditoria e residenti della zona hanno segnalato, anche alla Procura della Repubblica, gli eccessi di risse e schiamazzi che si scatenano davanti ad una discoteca alla quale è consentito, in base ad una autorizzazione rilasciata dal sindaco Bruno Di Masci nel 1997, di mandare musica a tutto volume fino alle 4 del mattino. Addirittura un albergo non può prendere più prenotazioni nelle notti di sabato perché riceveva continue lamentele dei clienti che non potevano dormire. Rilevazioni sono state compiute dall’Arta (azienda pubblica regionale) sul livello di rumorosità. Ma nulla è servito a destare l’attenzione di chi deve intervenire, anche revocando permessi, autorizzazioni e licenze rilasciate senza una minima considerazione dell’interesse pubblico a conservare la vivibilità del centro storico.
La Corte di Cassazione, anche fino a ieri, cioè con la sentenza del 29 maggio 2015, ha precisato che il disturbo al riposo e alle occupazioni o le “altre attività previste dalla norma” non deve essere accertato mediante una consulenza che si svolga in presenza delle parti (e i gestori dei locali pubblici ovviamente abbassano i livello di rumorosità quando si fanno gli accertamenti), perchè “il giudice ben può fondare il proprio convincimento su elementi probatori di diversa natura, quali le dichiarazioni di coloro che sono in grado di riferire le caratteristiche e gli effetti dei ruori percepiti, cì che risulti oggettivamente superata la soglia della normale tollerabilità”. Invece i giudici a Sulmona assolvono. Paradossale il caso denunciato dall’avv. Francesco Sardi de Letto, proprietario di un appartamento soprastate il pub, ora chiuso (ma non per provvedimento dell’autorità): il giudice, alla luce delle dichiarazioni dei testi, aveva condannato i gestori: la sentenza era di sei righi, non spiegava niente, la Corte di Cassazone la annullò, rinviando dopo solo sette giorni dalla decisione al Tribunale perchè la motivasse meglio. Il Tribunale, ricevuto il fascicolo dieci giorni dopo, fissò il processo a sei mesi dopo, cioè due mesi oltre il termine di prescrizione. E buonasera.
Emblematica la protesta delle mammette indignate dall’ordinanza del sindaco Fabio Federico per la chiusura dei locali pubblici all’1 di notte: sostenevano che i figli, poverini, restano costretti ad andare ai locali dei paesi vicini. E addirittura ci fu un assedio di trecento persone sotto la casa del sindaco in Piazza Capograssi fino alle 3 di notte; così imparava a disturbare il manovratore.
Ora, come corollario del lassismo in questa materia, si giunge alla sfrontatezza degli accoltellamenti per strada, davanti alle telecamere, davanti all’ingresso del Comune. Segno di una città che ha rinunciato alla sua dignità di salotto artistico e monumentale; o, meglio, che ha dovuto rinunciare perchè tenuta da figure istituzionali inadatte.