QUASI CI SIAMO: FRATELLI D’ITALIA CON IL PD E I 5 STELLE

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LE CONTORSIONI DEGLI ULTIMI 18 MESI FANNO ASSUMERE POSIZIONI STRANE E LE CENE SUGELLANO, NON INAUGURANO

5 LUGLIO 2024 -Si corre oggi in Consiglio comunale un’altra tappa di avvicinamento di Fratelli d’Italia alla maggioranza. Le contorsioni degli ultimi diciotto mesi hanno portato sindaco e fratellanza ad assumere posizioni anomale dalle quali sarà difficile sciogliersi perché raggiunte per motivi tutt’altro che logici e larvatamente collegabili a scelte politiche. Niente di inconsueto, beninteso; e niente di imprevedibile, se si considerano i percorsi dei due consiglieri del gruppo: Zavarella, che è stato eletto insieme ad Andrea Gerosolimo ed anzi ha riportato il maggior numero di preferenze; Masci che nel suo percorso proprio di Destra non può definirsi. Cosa ci sia di meloniano nel programma e nell’atteggiamento dei due già si sapeva. Ma non per questo entrambi si sono astenuti dal dare prove concrete di libertà dagli orientamenti del partito, al punto che Di Piero non ha avuto ritegno ad offrire la presidenza del consiglio comunale a Masci, forse per ricambiare i favori ricevuti sull’affaire Cogesa (quando la fratellanza non si presentò in Consiglio e rinunciò al suo ruolo di opposizione); sul pasticcio delle mense scolastiche, quando Zavarella si distinse per il gelido distacco e Masci lanciò una scialuppa di salvataggio nel sostenere, rimanendo serio, che doveva studiare le carte proprio nel Consiglio convocato sul punto e il resto della minoranza ottenne una clamorosa bocciatura del bando di gara, poi tradotta nell’affidamento regolare a ditta diversa dall’unica che aveva partecipato con il bando viziato; sulla scelta del terreno per la caserma dei pompieri, quando l’imbarazzo di Masci nel sostenere ancora la maggioranza che gli elettori lo avevano delegato a contrastare si risolse in un triplo salto mortale carpiato per illustrare la funzione collaborativa della opposizione per il bene della città. E tutto questo in direzione ostinata e contraria rispetto alla pantomima inscenata per raccogliere firme e mandare il sindaco a casa.

Che questi personaggi si siano trovati a cena a Pescara qualche giorno fa è non solo normale, ma necessario e fa parte dell’ulteriore spostamento rispetto agli impegni assunti con gli elettori (senza nulla togliere al merito dello scoop consistito nella pubblicazione di una fotografia della cena). E’ stata, quella cena, necessaria perché qualche altro accordo va stipulato e all’orizzonte si prospettano scelte importanti per enti, sviluppo cittadino, scelte urbanistiche. Insomma, la città va governata. Stare a cavillare su chi e con quali programmi si è presentato agli elettori è considerato da simili strateghi come un puntiglio: un fatto, come si dice adesso, divisivo.

Pur di ottenere i due voti della fratellanza, il sindaco Di Piero non va per il sottile e si accontenta della versione di FdI più screditata nella provincia e nella regione, visto che Masci non è arrivato neanche al ballottaggio, mentre Biondi è stato confermato sindaco dell’Aquila al primo turno e ad Avezzano gli omologhi sono risorti, a Pescara un altro Masci è stato confermato sindaco al primo turno e in Regione Marsilio è andato in carrozza. Insomma, sono confronti che dovrebbero dire molto ad un sindaco che abbia una coerenza e che aveva detto (meno di un anno fa) che non avrebbe fatto scouting, preferendo lasciare il tavolo pur di non macchiarsi in questo modo. Infatti si è imbrattato pure i capelli, con le dimissioni di novembre poi ritirate, con il rimescolamento della giunta per acquisire tecnici, ma per metterci poi assessori che tali non sono.

In un contesto del genere, le cene sugellano, non inaugurano.

Bisogna dare merito, ripetiamo, a chi ha diffuso e a chi ha pubblicato la foto della cena di Pescara. L’informazione va sempre incentivata. Però, con un pizzico di intuizione in più, si sarebbe potuto smascherare l’inciucio e si sarebbe espresso un giudizio adeguatamente severo sui “non detti” della Fratellanza e sul garbo, non proprio istituzionale, di un Gianfracchia Di Piero che si crede Aldo Moro e invece deve solo vivacchiare. Anche a  questo servono i giornali, oltre che, naturalmente e meritoriamente, a pubblicare le foto. E hanno diritto di sperare che per le elezioni non occorrerà assistere ad altri due anni di questa agonia politica. “Male che va si voterà tra due anni” è spiegato nelle edicole con l’ultimo numero cartaceo del “Vaschione”. Ma potrebbe andare bene e la città potrebbe liberarsi di questi contorsionisti molto prima.

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