Il commento di Vincenzo Accardo al primo compleanno del giornale
Calcolando che fluiscono circa 18 litri ogni minuto, dal Vaschione sono sgorgati circa 9 milioni e mezzo di litri da quando è uscito il primo numero di questo giornale. Niente al confronto di altre fontane, di altri acquedotti. E forse pure poco per l’opera di purificazione che l’acqua dovrebbe compiere,
come avevamo auspicato nella presentazione. Ma è una buona statistica per la “Fontana del Vecchio”, che assomiglia molto, a guardarla di fronte, ad una locomotiva con il suo seguito di vagoni, collocata sulla linea del Corso che sembra voglia accingersi a percorrere. (Nella foto in alto a sinistra la storica fontana al termine dell’acquedotto medievale)
Un cortese pensiero per questo compleanno è venuto dal sulmonese ed intenditore di arte e commerci artistici Vincenzo Accardo : “L’unica cosa che non mi fa affogare è il Vaschione”, sorta di aforisma che rende bene il compito di un giornale, in qualsiasi realtà si pubblichi e qualunque indirizzo voglia perseguire. Finalità che, dopo un primo rodaggio, ci sembra compendiata nello schizzo di autore anonimo e stilato nello “Jamm’ mò” del febbraio 1957 (opportunamente ripreso e pubblicato, insieme ad altre cartoline sulla rivolta, dal giornalista Maurizio Padula, purtroppo scomparsa molto giovane, e ribattuto da “Sulmonacinema”): racchiude un atteggiamento irriverente e tutto sommato innocuo, che il giornalista non può non tenere in tempi nei quali si vorrebbe introdurre una specie di autorizzazione alla parola e all’espressione del dissenso. Uno schizzo davvero adatto ai contenuti del Vaschione, con quella statua di Ovidio che è anche il simbolo di un intellettuale conosciuto per la sua eleganza, ma misconosciuto per il suo impegno di fiero contrasto ad una fazione dell’Impero, come il giornale ha cercato di interpretare ed evidenziare in quasi tutti i numeri di questa riscoperta del 2010, cioè di 2000 e due anni dalla relegazione del grande poeta in Romania. All’applauso preferiamo il “marameo”, ma non per goliardia, quanto per segnare il distacco da certi modi subdoli di imbrigliare il fervore e lo spirito di una comunità. Altre storie che ci hanno indignato, spingendoci a fondare un giornale, sono state quelle del post-terremoto; e un anno fa sapevamo meno di un decimo di quello che si sa oggi su questa tragedia in via di strumentalizzazione.(Nel disegno di anonimo, a destra, un dimostrante fa “marameo” al poliziotto davanti al monumento a Ovidio Nasone in Piazza XX Settembre).
Convinti, poi, che il bene faccia ancora notizia, ci siamo appassionati ad esempi di grande amore e slancio per il prossimo, come quello del giovane imprenditore albanese Leo Kacorri, presente su queste pagine il primo e l’ultimo numero del 2010 e, da quello che ci ha detto il presidente del Lions, celebrato al teatro proprio perchè la sua storia è stata divulgata un anno fa. Non possiamo dire che dureremo finchè uscirà acqua dal Vaschione: lo decidiamo mese per mese rispondendo solo alla nostra coscienza. Ma intanto è gratificante pensare che qualcuno nell’acqua straripante abbia trovato uno scoglio.