VACCINI DA “ISTITUTO LUCE”

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I BICIPITI DELLE STATUE DEL FORO ITALICO CEDONO IL POSTO AI MUSCOLI CENTRATI DALL’AGO INDOLORE

27 DICEMBRE 2020 – L’Abruzzo è percorso da arabeschi che decorano le notizie, belle di per sé, delle prime vaccinazioni. E’ un rincorrersi di immagini del più puro buonismo, per questo stucchevole. L’Istituto Luce, al cospetto, sembra fatto di precari e di dilettanti: qui siamo alla professionalità dell’eufemismo, cioè letteralmente del mettere in bella piega. Stuoli di cineoperatori inquadrano un pacco che proprio in quel momento fa ingresso in un ospedale, dove sarà conservato per un certo numero di ore fino alla somministrazione, tema scontato di altre riprese. E’ la provincia che rivendica il suo protagonismo di angolo di mondo globalizzato in una tenzone informativa che si conforma alla informazione unica, quella dell’Istituto Luce, appunto.

Nelle riprese a reti unificate bicipiti da Foro Italico lasciano spazio a bicipiti che attendono il batuffolo intriso di disinfettante e l’ago indolore. Sono gli avamposti della vulgata docile; che, secondo conformismo dilagante, lasceranno posto alle diatribe delle prossime ore: quelle sulla utilità, o sulla pericolosità, del farmaco vaccinale. C’è il rischio che si brucino le tappe della vaccinazione globale perché dosi innumeri di vaccino resteranno negli algidi contenitori per sovrabbondanza: prima di aprile, quando toccherà agli ultrasessantenni, cioè al ventre molle della popolazione, si potranno vaccinare anche i trentenni, perché in molti, come già a Sulmona con i test, rinunceranno all’occasione descritta in veste aurea dall’Istituto Luce del 2020.

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