
Un tir di rifiuti sulla Via delle Marane
DOPO LE SQUILLE DELLA SETTIMANA SCORSA PER UN’ALTRA VICENDA DELLA RACCOLTA DI IMMONDIZIE
25 NOVEMBRE 2018 – “Esprimo solidarietà a Vincenzo Margiotta, amministratore unico del Cogesa, e al personale in forza alla società partecipata del Comune, per il rogo che nella notte ha bruciato cinque mezzi per la raccolta dei rifiuti. Se l’origine dolosa dell’incendio fosse accertata, sarebbe un fatto gravissimo e preoccupante, che ci riporterebbe all’ analogo fatto accaduto lo scorso anno al Monte Morrone. Sarebbe opportuno che, in questo momento, il territorio provi a mettere da parte le polemiche per stringersi compatto attorno a un progetto comune per respingere con forza le scellerate decisioni (punto nascita, tribunale, progetto Snam) e fare il bene dell’intera comunità”. Lo afferma il vicesindaco e assessore all’ambiente Nicola Angelucci.
L’assessore Angelucci ipotizza una cosa molto interessante, che dovrebbe attivare la Procura della Repubblica di Sulmona: il collegamento tra l’incendio del Morrone dell’estate 2017 e il “rogo” al COGESA dell’altra notte. Né si può sostenere che il parallelo suggerito da Angelucci sia fondato solo sulla coincidenza tra un fuoco, quello del Morrone, e un altro fuoco, quello del capannone COGESA, perché, se si fosse così candidi, se, cioè, si volesse leggere il comunicato di Angelucci come se avesse voluto dire: “Ma guarda un po’ quante cose fa il fuoco: dall’incendio del Morrone a quello del Cogesa”, si dovrebbe concludere che qualsiasi fuoco si potrebbe collegare al rogo del Cogesa: quello di un camino per cuocere le castagne oggi che piove, oppure quelli che si fanno a Piazza Garibaldi per San Giuseppe, oppure a quelli di Scanno di tre mesi fa.
Invece Angelucci fa riferimento ad un fuoco che ha devastato il Morrone e che apparve subito inserito in un contesto molto devastante sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblici (a proposito: a che punto sono le indagini della Procura, visto che ci sono stati molti inneschi?).
Se il fuoco di ieri notte determina una solidarietà così colorita, il disegno che secondo Angelucci può stare dietro questa impresa criminale deve essere molto preoccupante per tutta la collettività. E sarebbe il caso di indagare sui motivi che hanno determinato un avvertimento (se un avvertimento è stato) o una ritorsione (se ritorsione è stata) o una pressione, nel migliore dei casi (se pressione è stata). L’Ansa di ieri parla anche di “attentato”.
Intanto notiamo un diverso approccio dell’apparato-stampa del COGESA, molto solerte e sollecito nel riferire, la settimana scorsa, di una imminente visita del presidente del Cogesa, Vincenzo Margiotta, alla Procura della Repubblica dopo la ipotesi di falso su un verbale (avanzata da vari sindaci). Adesso, quando sono passate più di 48 ore dalle fiamme del capannone, non c’è trombettiere che avvisi della imminente visita di Vincenzo Margiotta alla Procura della Repubblica. Eppure la cosa è così grave da meritare una pronta solidarietà del vice-sindaco, addirittura un parallelo con l’incendio del Morrone. Che fa, per un verbale le squille hanno sottolineato l’ascesa al terzo piano del Presidente del Cogesa e per un incendio che rischia di mettere in ginocchio la principale attività presieduta dal Margiotta non si fa neanche una capatina ad una stazione dei Carabinieri? Oppure dobbiamo pensare che, fino a quando ci sono sindaci rupestri a commettere un reato, la Procura va adita con proclami e sottolineature, mentre se ad appiccare le fiamme non sono sindaci rupestri bisogna essere un po’ più prudenti?