C’E’ CLEMENZA ANCHE NELLA LEGGE DELLE METAMORFOSI

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UN DRAMMA MA ANCHE IL SUO CONTRARIO NELL’ARMONIA DELLA NATURA DEL PARCO

3 AGOSTO 2015 – Una metamorfosi al contrario: i luoghi incantevoli fanno anche di questo, se questo serve a confermare l’armonia della natura.

Io, trasformata in giumenta (nella foto del titolo una rappresentazione del “Teatro Natura” di Sista Bramini a Villetta Barrea), ottiene la… grazia di tornare fanciulla, lei che, come tante altre, è stata concupita da uno Zeus capriccioso e incapace di contenere l’ira di Giunione, tipico partner senza costrutto che per un bel po’ non riesce neppure a sottrarre l’incolpevole Io al controllo di Argo e dei suoi cento occhi, messo lì proprio dalla consorte del padre di tutti gli dei.

C’è armonia tra i protagonisti del mondo naturale, per quello che racconta Ovidio e che “O Thiasos” ha mandato in scena in mezzo al Parco Nazionale d’Abruzzo. Infatti Io, da giumenta, si abbevera  al “più sacro dei fiumi”, il Nilo e , piano piano, gli zoccoli si riaprono nelle forme delle dita umane. Il riscatto, ai tempi nostri, non potrebbe certo venire da un fiume: abbeverarsi significa assumere il mercurio e l’arsenico del Pescara e di mille altri fiumi e laghi del mondo. Forse a Val Fondillo no; ma Ovidio non poteva parlare dei rigagnoli, se doveva celebrare un mito.

Il “Teatro Natura” di Sista Bramini ha offerto un’altra edizione del mito di Io (si può vedere, su questo sito, per l’allestimento del dicembre 2010,  “Metamorfosi nel dialetto dei pastori”, il video girato a Villetta Barrea, accanto al museo della transumanza di Mariapia Graziani). E lo ha fatto nella notte, con piccoli accorgimenti che hanno avuto il risultato finale di fruire di un grande palcoscenico, accanto al Monte Marsicano e a Monte Amaro (non quello della Majella, s’intende…): un corredo che ha aiutato a percepire il dramma, a vedere quasi dal vero le pene di una persona appoggiata sui trampoli che evocano la metamorfosi e la nuova condizione di degrado. La potenza delle descrizioni di Ovidio, con la semplice lettura degli esametri, non richiede questi effetti quasi speciali; ma il teatro-natura, diversamente dalla poesia senza aggiunte, beneficia anche di una dose di materialità: delle piante, dell’erba, dei corsi d’acqua, come dei protagonisti in carne ed ossa. E della luna piena, che il dramma di Io forse non vedeva da secoli e millenni.

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