DALL’OASI PARADISIACA DI VAL FONDILLO NON PERVIENE UNA RISPOSTA

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RESTA SOSPESA L’IDEA DI FARE UN CAPOLUOGO DEI PARCHI ABRUZZESI

3 AGOSTO 2015 – Nell’oasi innaturale, quasi extraterrestre, di Val Fondillo, che non può competere con il paradiso solo perché non conosciamo il termine di paragone (né lo conosceremo mai, per quello che stiamo per scrivere), una presenza mette in mora l’attuale establishment di Parco Nazionale d’Abruzzo, di quello della Majella e di quello del Gran Sasso (nella foto una fase del convegno di ieri). E’ la presenza, come sempre discreta, di Giuseppe Rossi, che ebbe ad enunciare, da presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo, l’idea di fare Sulmona capoluogo di tutti e tre i parchi. Al fondo di questa idea c’erano ragioni logistiche e affinità culturali tra i tre colossi della tutela del verde (nella seconda foto un cervo mentre ieri percorreva la strada statale a Villetta Barrea), tutte convergenti sul capoluogo peligno, che, anche secondo un aquilano purosangue come il prof. Raffaele Colapietra, è la più abruzzese delle città abruzzesi (riduciamo il concetto per esigenze di sintesi).

Rossi ieri pomeriggio a Val Fondillo non voleva mettere in mora nessuno: se ne stava tranquillo tra il pubblico, perché, come è noto, ci sono presidenti di parco che per una vita fanno (o cercano di fare) tutt’altro che promozione e tutela ecologica e diventano presidenti come il rospo diventa principe con il tocco della bacchetta magica (nel caso concreto: il Presidente del Parco Majella, direttore del Nucleo industriale fino al giorno prima) e ci sono presidenti che prima di diventare tali hanno speso ogni ora e minuto nella difesa dell’ambiente e seguitano a spendere ogni minuto e ogni ora anche quando hanno smesso di fare i presidenti.

Ma Rossi, secondo noi, aspettava una risposta con la sua sola presenza fra il pubblico, sia pure tra un pubblico poco interessato alle tematiche della scelta dei luoghi per le sedi delle istituzioni, quindi disattento per esempio agli imperativi categorici per i quali un capoluogo di regione deve essere ricostruito in mezzo a montagne telluriche mentre il vero capoluogo scelto dalla vita negli ultimi cent’anni sta sul mare.

La aspettava lui, quella risposta, non Sulmona, che ha già dimenticato la domanda. C’era Antonio Carrara (nella terza foto), che ora è il presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e che lealmente un anno fa ci aveva annunciato che avrebbe preso posizione a favore di questo progetto di sede unica dei tre parchi (ma poi anche lui ha avuto bisogno del letargo, per questioni di solidarietà con gli animali protetti); non c’era Franco Iezzi che (non a noi) ha annunciato già che questa proposta, se dipenderà da lui, non vedrà la luce dell’attuazione (ed è un buon auspicio, perché tutto quello che lui ha progettato politicamente è fallito; dunque, per logica, quello che contrasta avrà successo). Non c’era Nicola Trifuoggi, che almeno ha l’attenuante di non essere ancora presidente del Parco del Gran Sasso. Insomma, si parlava di Sanniti e del “ver sacrum”, dell’etimologia di Opi e degli archeologi che lavorano vicino alla Camosciara quasi quanto ai Fori Imperiali. Ma, come in certe riunioni di famiglia nelle quali si dice tanto, e si vorrebbe dire di più, bastava poco che deflagrasse il vero tema del futuro dell’Abruzzo ecologico: una sede unica per i tre parchi nazionali, anche se non un solo parco.

Lo aveva proposto un ecologista che per un po’ ha fatto anche il presidente di uno dei tre parchi; se non altro per questo e per una questione di stile, avrebbe diritto a una risposta.

Nella foto del titolo un momento dell’incontro

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