Gentiloni promette borse di studio ma basterebbe che fermasse D’Alfonso

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VISITA DEL PREMIER ALLA FAMIGLIA DI LORENZO ATTO ENCOMIABILE MA SAREBBE STATO MEGLIO RESTARE IN SILENZIO

30 DICEMBRE 2016 – Il Presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, ha recato visita a casa della famiglia Di Lorenzo, in Via Arabona, per portare il cordoglio dell’Esecutivo dopo la tragica scomparsa di Fabrizia nella strage di Berlino . Il premier non ha rilasciato dichiarazioni, ma è trapelato che saranno istituite borse di studio per consentire ai giovani dell’Università dell’Aquila di svolgere esperienze di formazione al lavoro. Per parte sua la rettrice dell’Università ha ringraziato il ministro dell’istruzione e il presidente del consiglio “per questa opportunità”.

Tutto quello che si farà nel nome di Fabrizia Di Lorenzo è ben fatto; anzi Sulmona, ma anche il governo nazionale potranno fare sempre molto nel ricordo di questa giovane donna, di questo esempio del “fare da sé” tipico di molti studenti dignitosi e orgogliosi per le proprie risorse, senza le raccomandazioni alle quali la società indulge e che sono sempre giustificate per la doppia morale che ispira i censori. Tra l’altro, l’iniziativa di Gentiloni smentisce in modo clamoroso le mistificazioni di vari politici (prima tra tutti la sen. Stefania Pezzopane proprio nei giorni scorsi), che hanno ipocritamente scritto e parlato, a proposito della dolorosa morte di Fabrizia Di Lorenzo, solo di conseguenze del terrorismo, come se non esistesse un dramma della occupazione in Valle Peligna, che costringe i giovani a lasciare studi e famiglie per trovare comunque un lavoro all’estero, in particolare in Germania.

Ma a che serve elargire borse di studio quando basterebbe imporre l’altolà alla schiera di politici abruzzesi che hanno isolato la Valle Peligna e tentano di escluderla da tutte le risorse appena sufficienti a mantenere una qualche economia (autostrada, ferrovia)? A capo di questi affossatori del territorio di Sulmona sta Luciano D’Alfonso, che è dello stesso partito di Paolo Gentiloni: senza passare per le borse di studio, il presidente del Consiglio avrebbe potuto dare disposizioni dirette (o farle dare dal ministro competente) per impedire che il disegno di incrementare solo i poli di Pescara e L’Aquila lacerando il territorio intermedio si compia nel breve termine preventivato da D’Alfonso.

E poi, a quale università andrebbero le borse di studio ? A L’Aquila. Ma perché risulta che i giovani di Sulmona abbiano nel cuore e nella mente di iscriversi all’Università dell’Aquila o di frequentarla anche per un master di dodici ore? Oppure non risulta che, prima di intraprendere la via dell’estero, si formano a Roma, a Pavia, e in altre tre o quattro città italiane? E la stessa Fabrizia Di Lorenzo avrebbe messo un diploma acquisito all’Università dell’Aquila come fiore all’occhiello per presentarsi ai tedeschi?

Se Gentiloni deve mantenere in vita con l’ossigeno l’università dell’Aquila lo dica senza allestire queste sceneggiate di dubbio gusto. Del resto, queste istituzioni che hanno sede a L’Aquila si reggono sempre per strane complicità: all’indomani del terremoto un rettore disse che non avrebbe rilasciato il nulla osta agli studenti che avessero chiesto di trasferirsi e non risulta che la Procura della Repubblica abbia mai avviato un procedimento per questo grave reato che coartava la volontà di liberi cittadini e violava sacrosanti principi costituzionali.

Ma non basta: nel presentare questa grande notizia delle borse di studio, è stato fatto riferimento a corsi dell’università dell’Aquila che avrebbero sede a Sulmona. Chi si sarà inventati questa decorazione e questo infiocchettamento deve solo vergognarsi: esistevano e sono stati aboliti, sempre nel disegno di fare terra bruciata del centro-Abruzzo. Della facoltà di “scienze turistiche” (si chiamava così?) non esiste più traccia: neanche il nome del preside sull’elenco telefonico di Sulmona.

Presentarsi senza rilasciare dichiarazioni de visu e poi far diffondere notizie fuorvianti non è da gentiloni e neanche da gentiluomini. La realtà dei giovani del centro-Abruzzo è di oltre il 50% di disoccupati in età dai 24 ai 35 anni; per questo vanno fuori e lasciano il territorio senza neanche le risorse culturali. E’ una cifra immensa, che griderebbe vendetta nei confronti di un governo regionale incapace. Che poi trovino una morte tragica per mano di esaltati assassini può servire a disegnare strani commenti alla sen. Pezzopane e a qualcun altro che ha avuto ruoli importanti nella promozione del lavoro e dell’occupazione in Abruzzo.

Un territorio che è stato privato anche delle risorse del post sisma con una linea di confine del “cratere” tracciata apposta per concentrare gli aiuti su L’Aquila ha diritto a rinfacciare ai politici eletti qui tutto quello che hanno fatto di disastroso. Non sono i tempi di rivolte come quella del 1957, sebbene SENEPArli al TG3; ma possono essere i tempi per un consapevole rigetto di questi metodi della mistificazione e della formazione di un partito che mandi a casa questa classe politica marcia e impudente. Per questo andrebbe creata una forza di opinione che, senza borse di studio, desse ascolto e dignità alla gente, come quel barista che ieri l’altro ha avuto il coraggio e la coerenza di dire in televisione che la responsabilità di questa crisi totale dipende dai politici. 

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