Il problema del traffico affrontato solo con gli autovelox

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LA SCELTA DI CAPOCROCE: RISPARMI E DISASTRI

Alle fine è successo quello che era stato messo in conto: il traffico del casello autostradale si intoppa, è intralciato, non può essere scorrevole anche al di sotto dei limiti di velocità. Insomma un vero disastro per chi entra ed esce dalla autostrada A25 nella Conca di Sulmona.

dissuasorijpgChe tutto fosse prevedibile risultava già da un’occhiata alle mappe degli anni Settanta, quando fu scelto il luogo di innesto tra la viabilità ordinaria e quella autostradale: la “località Capo Croce” di Pratola Peligna si trova nella parte più bassa della Valle Peligna e da questo presupposto era facile dedurre che i tratti in salita e in discesa per gli automezzi pesanti si sarebbero trasformati in “tappi” per tutta la circolazione. Infatti, la Statale 17, dal Bivio di Santa Brigida fino all’inizio della Statale 5 dir (cioè la diramazione dalla vecchia Tiburtina, nei pressi di Roccacasale) è diventata una sequenza di “tir” in affanno con connesse code di decine di autovetture (dato anche il ferreo divieto di sorpasso, rafforzato dalla doppia striscia continua e da salatissime sanzioni).

Bastava dare un’altra occhiata alle mappe per prevedere anche la tentazione che Pratola Peligna avrebbe avuto nel considerare il tratto di Statale 5 dir (quello da Roccacasale al casello) come una bretella di sviluppo per il proprio piccolo nucleo industriale e artigianale, in mancanza di meglio. Ed infatti, da desertico che era quel tratto (anche perché la cittadina peligna era protesa a tentare uno sviluppo verso sud, nella zona di Valle Madonna e del Tratturo), sta diventando un segmento di viabilità ordinaria urbana e tutto quello che la Provincia ha ritenuto di poter fare (che non era molto) è stata la collocazione di rilevatori di velocità, più che altro per spaventare gli automobilisti. Intanto, come ha sostenuto il sindaco di Sulmona di recente, le esigenze fondamentali di un collegamento a servizio dell’autostrada vengono frustrate e di certo, in un contesto nel quale a distanza di poco più di quattrocento metri si intersecano cinque o sei ingressi per la viabilità urbana e per le aree di servizio e commerciali-artigianali, pensare che possano transitare autoveicoli a velocità superiore ai 50 Km/h vuol dire infrangere tutti i parametri di sicurezza nei trasporti.

E non è finita qui, perché di un’altra previsione erano arricchite le valutazioni degli esperti quando si profilò la scelta per “Capo Croce”, in alternativa a quella di Pratola Peligna Superiore: la viabilità era caratterizzata da carreggiate strette, ipotizzate per il traffico di cento anni fa, per di più neanche idonea al transito di autotreni dalle dimensioni fuori della norma, per la presenza di un ponte della ferrovia Roma-Pescara che avrebbe fatto da misura e da limite. Per più di quindici anni l’innesto tra la Statale 5 e la Statale 17 fu una trappola per autoarticolati e tir appena fuori della norma (che, infatti, continuarono ad usare lo svincolo di Bussi) e, quando fu realizzato un innesto dal raggio meno stretto e con una parvenza di corsie di accelerazione, rimase pur sempre il sottopasso della ferrovia, che devia in altri caselli il traffico più ingombrante.

Dalle soluzioni rabberciate, quasi sempre, si fanno derivare idee che si pongono presuntuosamente come “uovo di Colombo” e che, invece, sono basate solo sulla necessità di evitare l’emergenza più impellente. In particolare, l’ANAS studiò la realizzazione di una “variante”, che dal bivio di Santa Brigida si inoltrasse tortuosamente lungo i pendii a est della SS17 per addolcire la pendenza della strada, creando però uno scempio monumentale, con una strada a quattro corsie, che fosse il proseguimento, fino almeno all’innesto con la SS5 dir, dell’ampia strada studiata per evitare il centro urbano di Sulmona e realizzata effettivamente, sia pure con un ritardo di una ventina d’anni. Lo invocava anche il traffico per l’Alto Sangro e, quindi, per Napoli, che, fino a prova contraria, è parte molto consistente dell’intero carico di flussi commerciali del casello della A25 nella Conca di Sulmona. Il tentativo, vuoi per l’ostilità non infondata degli ambientalisti, vuoi per i costi non irrilevanti che presentava, è stato accantonato.

E la situazione di quel tratto di strada è quella che ben si può verificare.

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