D’ALFONSO POTREBBE SEGUIRE IL DESTINO DI RENZI DOPO ESSERSI ESPOSTO PERSONALMENTE PER IL “SI'”. E SALTEREBBERO I PROGRAMMI DI ISOLARE LA VALLE PELIGNA
5 DICEMBRE 2016 – Il processo di isolamento della città di Sulmona e della Valle Peligna potrebbe incontrare una battuta di arresto
se i risultati del referendum costituzionale si confermeranno per quelli che sono apparsi nelle prime ore dopo la chiusura dei seggi. Il “governatore” Luciano D’Alfonso, per aver palesemente preso posizione a favore del “sì” andrebbe incontro ad una grave delegittimazione, non solo per l’evidente crollo dei consensi su un sua dichiarazione di sostegno per la riforma di rango costituzionale, quanto perché egli stesso, in una riunione di centinaia di sindaci qualche giorno prima del referendum, ha dato per scontato che i copiosi finanziamenti per i progetti a vari livelli, in tutta la regione, erano direttamente collegati al buon esito della proposta di riforma di Matteo Renzi. In altre parole, sebbene con una evidente forzatura, D’Alfonso ha detto che senza questa vittoria i finanziamenti (e quindi il suo stesso governo regionale) non sarebbero venuti.
Ma anche sotto un altro profilo la debacle di D’Alfonso dovrebbe coincidere con lo svaporamento di tutto il Pd a livello nazionale. Con percentuali simili o anche vicine a quelle che le cronache hanno riferito dalla mezzanotte il futuro stesso del Partito Democratico sarebbe segnato: da una parte uno stuolo di impresentabili, falliti della politica come Bersani e D’Alema (nei confronti dei quali Renzi ha completato il suo compito di rottamazione); dall’altra parte un fallito di proporzioni stellari come Matteo Renzi, mai eletto da una consultazione elettorale che superasse gli ambiti angusti della Toscana e mandato a casa da milioni di Italiani quando si è provato a recitare la parte del guappo. Con lo svaporamento del Pd non potrebbe non andare a casa anche D’Alfonso, che amministra, ormai, in nome di un partito che non esiste più e che sarà un ambiente di regolamento di conti, del tutto incompatibile per le esigenze di governo e di sviluppo di una intera nazione.
La fine della stagione di D’Alfonso può coincidere con la fine delle vessazioni sulla Valle Peligna: dalle deviazioni della autostrada, alle deviazioni della ferrovia; dall’incremento dello sventurato tentativo di ripetere la costruzione della fondo-valle del Sangro alla proclamazione della città di Ovidio come città dei ristoranti, sorvolando sulla sua collocazione storica nel panorama abruzzese che solo un aquilano dissidente come il prof. Colapietra riconosce ogni giorno. In definitiva, se D’Alfonso non andrà a casa per via giudiziaria (dopo le assoluzioni che lo hanno riguardato) non si deve disperare che lo faccia con il voto del referendum, nel quale ha “messo la faccia” come Renzi, sia pure a livello meramente regionale. E la defenestrazione di D’Alfonso non può che far bene a Sulmona e alla Valle Peligna.