LA MINORANZA HA PAURA DI PARLARE DEL COGESA. PERCHE’?

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DISERTA LA SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE OVE SI PARLA DEL DISASTRO FINANZIARIO DELLA SOCIETA’ PARTECIPATA – MA IN OGNI FUTURA SEDUTA ALL’ORDINE DEL GIORNO CI SARA’ LA GESTIONE DEI RIFIUTI

7 FEBBRAIO 2023 – Fino a quando la minoranza non prenderà posizione pubblica sul Cogesa, la maggioranza proporrà all’ordine del giorno di ogni consiglio comunale la “questione Cogesa”. Ieri i banchi dell’opposizione erano vuoti, per la strana sinergia che lega partiti tra loro diversi e accomunati solo dalla necessità formale di contrapporsi alla maggioranza. E’ stata l’occasione d’oro per rifare la storia degli ultimi cinque o sei anni di amministrazione devastante: per esempio, prendendo fiore da fiore, nel 2021, anno della campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale, le consulenze sono schizzate a circa 400.000,00 euro, per dimezzarsi nell’anno successivo e quindi riavviarsi verso i 70.000,00 euro di quattro anni prima, i 130.000,00 di due anni prima, etc.

Di questo la minoranza, che gli elettori hanno mandato a Palazzo San Francesco per controllare la maggioranza, non ha voluto parlare, pur consapevole che in politica chi è assente ha torto. E tra la minoranza più degli altri Andrea Gerosolimo avrebbe dovuto difendere la sua gestione del Cogesa per interposto esecutore Vincenzo Margiotta. Come in un girone dantesco, gli albagiosi oppositori che non si presentano perché sul Cogesa non si facciano domande, saranno costretti invece ad andare, perché se si parlerà di manutenzione delle scuole, di rifacimento del verde pubblico, di mense scolastiche, ci sarà sempre un argomento di apertura centrato sul Cogesa.

Quindi dovranno prendere le misure: calcolare il tempo di trattazione per il primo punto all’ordine del giorno per presentarsi quando si passerà al resto e, quindi, si sarà finito di affondare la lama sulle consulenze bislacche e sulle tariffe ancora più sconclusionate, sulle 150 utenze di cellulari per poco più di cento dipendenti (poi i dipendenti sono diventati quasi duecento, forse per non lasciare senza utenti i cellulari in più), su un indagato per traffico illecito di rifiuti che vende un brevetto farlocco al Cogesa e al tempo stesso si compra un giornale che al Cogesa non le mandava a dire; sulle strade rifatte sotto campagna elettorale per un Comune amministrato da partecipanti al giglio una volta quasi magico di Andrea Gerosolimo, per il rifacimento del verde pubblico o dei cimiteri, sempre per certi Comuni. Quando avranno fatto il pieno di ansiolitici (o di qualcos’altro), gli oppositori si terranno la mano per affrontare il Consiglio comunale che tratterà di queste cose e domanderà al capomastro della precedente amministrazione, Andrea Gerosolimo, come e perché si sia arrivati a tanto prima che il Cogesa andasse verso il disastro finanziario. Ma uguali domande andranno poste all’altro oppositore in fuga, Vittorio Masci di “Fratelli d’Italia”, che, risollevatosi dall’imbarazzo di non essersi presentato prima, spiegherà perché sostiene e chiama ai suoi comizi e non contraddice il sindaco dell’Aquila che destina rifiuti in Valle Peligna e minaccia pure di far fallire il “Cogesa”. Bella figura di combattenti, questi politici amici del giaguaro che fuggono dal luogo dove dovrebbero combattere (non per campagne campanilistiche, ma) per evitare che il campanilismo e il vittimismo della città aquilana trasformi la Valle Peligna e in particolare Sulmona nella discarica dell’Abruzzo. Stupisce che abbia condiviso questo Aventino de noantri la consigliera regionale Antonietta La Porta, che in molte altre battaglie è lineare e coraggiosa.

Il vicolo cieco nel quale la minoranza si è cacciata per questa manovra che presupponeva il tradimento di qualche consigliere di maggioranza (di modo che il Consiglio saltasse per mancanza di numero legale) porterà forse a rivedere la strategia, come in genere fanno i pugili suonati, ma sarà molto difficile impostarne una mentre il treno è in corsa: mentre, cioè, vanno in scadenza molti termini essenziali per salvare il Cogesa e di Sulmona si ha l’immagine di una città che non sa difendere i propri interessi in modo compatto. E gli aventiniani si porteranno la grande responsabilità per non aver nemmeno tentato di stilare un documento unitario che segnasse la svolta tanto sbandierata in campagna elettorale.

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