L’AGLIO SU OVIDIO CONTINUA A INDIGNARE

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ANCHE “CULTURA & SOCIETA'” DENUNCIA L’OBBROBRIO.  E RILANCIA SUI PROGRAMMI DEL BIMILLENARIO

14 OTTOBRE 2015 –  Con un manifesto, “Cultura & Società” anima una polemica che sottilmente sta sfuggendo alla cittadinanza.

Muove da un dato ormai scontato: che per le celebrazioni del Bimillenario della morte di Publio Ovidio Nasone il Comune non sta facendo nulla. In realtà ci sarebbe da dire che il Comune sta facendo di più: ha ostacolato, per esempio, l’incontro, promosso dal Comitato per il passaggio alla provincia di Pescara con l’assessora al patrimonio culturale di Pescara, dott.ssa Paola Marchegiani, lasciando giacere per un mese e mezzo  la domanda protocollata per la concessione del teatro e poi concedendo solo il cinema Pacifico, quasi che Pescara debba contentarsi di una sede secondaria e non del migliore teatro d’Abruzzo per parlare (non della nascita dei genitori di Luciano D’Alfonso, ma) della morte di Ovidio e della candidatura di Sulmona a capitale della cultura nel 2017 in concomitanza del Bimillenario.

“Cultura e Società” riprende l’esempio del Bimillenario della nascita di Ovidio e sottolinea come, al confronto, la città si trovi del tutto impreparata.

Riprende anche, en passant, l’orrida iniziativa di “Fabbricultura” e di Fabio Spinosa Pingue di posizionare una corona di agli in testa al monumento a Ovidio in Piazza XX Settembre, chiedendosi “E’ forse più popolare un Ovidio aglio e olio?”.

Denuncia, a chi ancora non lo sa (e sono in molti), che un convegno su Ovidio, cui non vennero destinati fondi di alcun genere, fu dirottato all’ultimo momento a L’Aquila proprio l’anno scorso. Doveva parlare il più insigne dei latinisti viventi che abbia pubblicato testi significativi su Ovidio, il Fedeli (tra l’altro, le edizioni per Einaudi delle opere del Vate). E a tal proposito, il testo del manifesto apre la discussione su un tema pure sottaciuto: la probabilissima fine che faranno le celebrazioni per il Bimillenario nella città dove tutti i finanziamenti si possono (non chiedere, ma) pretendere battendo i pugni sul tavolo (come la notte scorsa per l’Istituzione Sinfonica Abruzzese: 800.000,00 euro…). A quel punto sarà facile sostenere che l’unica città in grado di ospitare le celebrazioni di Ovidio sarà L’Aquila, che, dopo Celestino V, si approprierà, giusto come per l’avventura di un povero cristiano, anche delle Metamorfosi. Gli Aquilani hanno messo la faccia di un cardinale del XX secolo sul feretro di Celestino V inspiegabilmente portato a L’Aquila da Fumone e da Roma, dove avrebbe dovuto riposare sotto San Pietro come molti altri papi; figuriamoci se non sosterranno, con convegni lautamente gettonati e oratori specularmente rimpinguati, che l’idea di scrivere le Metamorfosi era venuta a Ovidio in una gita ad Amiternum, anzi gliela aveva suggerita Sallustio apparsogli in sogno (per le discrasie temporali, chiedere a Franco Iezzi, presidente del Parco Majella, che ha detto che Ovidio nei “Medicamina” si ispirò a Galeno vissuto più di un secolo dopo).

E così anche Ovidio diventerà aquilano, come gli avvocati sulmonesi per il voto di Paola Pelino, Maurizio Scelli e Giovanni Legnini che hanno soppresso il tribunale.

Ci sarebbe da chiedersi, visto che a Sulmona sulla testa di Ovidio è stato posta una composizione immonda di agli al posto del lauro, se questo trasloco e questa appropriazione siano veramente un male. Almeno questo cattivo gusto, occorre dirlo, gli Aquilani non ce l’hanno.

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