NESSUNA PROROGA PER I RIFIUTI CHE DILAPIDANO UNA RISORSA SULMONESE

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LA STRANA TRATTATIVA CHE GLI AQUILANI PRETENDONO DI CONDURRE DETTANDO PREZZI E CONDIZIONI

5 GENNAIO 2023 – Si parla di “emergenza” nello smaltimento dei rifiuti urbani. Ed è annunciata una riunione tra il sindaco dell’Aquila e quello di Sulmona per dare uno sbocco ai rifiuti del capoluogo regionale entro i dieci giorni di proroga, accordata rispetto alla scadenza del 31 dicembre: dopo il 10 gennaio, gli aquilani pagheranno 136 euro a tonnellata per scaricare ancora alle Marane di Sulmona.

L’”emergenza” deriva dal fatto che gli aquilani hanno contato fino al 31 dicembre sul cedimento che i sulmonesi avrebbero reso alle condizioni poste: o il prezzo veniva fissato dall’Aquila, oppure il Cogesa sarebbe andato al fallimento, perché la quota di rifiuti del capoluogo (e i relativi introiti) è quella che regge il bilancio. Quindi, è anche una emergenza indotta; comunque è una situazione di fatto sulla quale il sindaco Biondi può contare per fare ancora la voce grossa.

Ma vediamo la cosa dalla prospettiva sulmonese. Innanzitutto chi e perché ha concesso la proroga? Se le esigenze del servizio (e del bilancio), insieme a quelle di tutela del territorio, impongono che dall’Aquila si paghi un certo prezzo e se la discarica sta in territorio di Sulmona, l’ordine di pagare quel prezzo (e in alternativa la chiusura ad ogni conferimento di rifiuti) deve essere immediato e non deve subire proroghe. Questo vale in genere per ogni trattativa seria; vale di più quando l’interlocutore usa argomenti arroganti come quelli usati dal sindaco aquilano Biondi.

In secondo luogo, se trattativa equilibrata deve essere, deve ancora tenere in conto quali siano le possibilità di smaltimento. Posto che Sulmona ha esaurito (o quasi) il programma di utilizzo della discarica di Noce Mattei, cioè proprio quella che era stata calibrata per i prossimi trenta anni (o venti, a seconda dei conferimenti degli altri paesi del suo circondario), deve cominciare a considerare la prospettiva che tra non molto dovrà a sua volta pagare un prezzo per scaricare altrove; e deve anche valutare la possibilità che altrove non si possa conferire a prezzi contenuti. Dunque, a prescindere dalla condizione del COGESA di adesso (cioè quella che hanno consegnato le gestioni a guida ed ispirazione dell’ex assessore regionale “alle aree interne” (…) Andrea Gerosolimo), si deve guardare al futuro. E sotto questo profilo, tanto per considerare un esempio, il sindaco di Chieti (secondo quanto riferisce “Il Centro” di oggi) avrebbe già negato di accettare nel suo territorio i rifiuti aquilani. A Chieti forse si seguono le leggi del mercato e se qualcuno pensa di fare il prepotente trova risposte adeguate.

La linea da seguire è solo quella di imporre un prezzo (che poi è il prezzo di cessione di una risorsa come è quella del territorio); se non viene accettato, è inutile anche proseguire nella trattativa e si debbono mandare le guardie ad impedire che dall’11 gennaio i tir dei rifiuti aquilani scarichino a Noce Mattei. Siccome adesso Sulmona ha un sindaco che addirittura partecipa alla cerimonia di inaugurazione di una “bretella ferroviaria” che evita la stazione, si possono predisporre ronde di volontari che realizzino quelle che altrove si chiamano “catene umane” al fine di far rispettare la decisione del Cogesa; poi, ovviamente, quelle stesse ronde dovranno andare al cortile del municipio per chiedere le immediate dimissioni di Gianfranco Di Piero.

Nella foto del titolo la prima pagina dell’edizione cartacea de “Il Vaschione” che sarà in edicola da lunedì

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