Quando parla di Anas D’Alfonso va fuori strada

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Dirupi prima di Roccapia

23 SETTEMBRE 2015 – Il presidente della giunta regionale, Luciano D’Alfonso, ha ricevuto il nuovo presidente dell’Anas, Armani, per parlare delle grandi opere che dovrebbero garantire un armonico sviluppo del territorio. Armani, intervistato subito dopo, ha detto che la politica dell’azienda è quella di considerare solo i lunghi percorsi e di non intervenire per piccoli segmenti.

Mentre Armani parlava, la telecamera lo riprendeva e alle sue spalle si notava un D’Alfonso molto attento a verificare se il nuovo presidente della più importante impresa nazionale di infrastrutture ripetesse una lezioncina evidentemente impartita con molte attenzioni. D’Alfonso, a solo dodici mesi dalla visita del presidente Ciucci che ha lasciato improvvisamente e rocambolescamente l’Anas, ha ripreso la solfa del collegamento da Amatrice a L’Aquila e poi a Navelli e poi a Bussi della “Strada Statale 17”. E’ una arteria cui l’Anas tiene moltissimo, perché, in sostanza, replica i traffici che da centinaia di anni hanno caratterizzato tutto l’entroterra abruzzese. Solo che Armani è presidente dell’Anas e D’Alfonso è un impiegato dell’Anas del Molise, perennemente in aspettativa politica e, dunque, il presidente si è ben guardato dal ripetere la lezioncina, pur con tutto il rispetto del presidente di Regione. E il riferimento ad una politica basata sui grandi collegamenti e, soprattutto, su tronchi omogenei di strade deve aver mandato in depressione D’Alfonso.

La strada statale 17, fiore all’occhiello dell’Anas (basti vedere di quali opere d’arte l’ha munita da Pettorano al Piano delle Cinque Miglia e poi da Roccaraso a Castel di Sangro; nella foto in basso il viadotto di Roccapia; nella foto in alto la natura del territorio che la SS 17 supera nel tratto da Sulmona al Piano delle 5 Miglia) non incomincia ad Amatrice; comincia ad Antrodoco, arriva a Navelli, ma poi non devia per Bussi, perché punta dritto su Sulmona che, per quanto sia nome la cui pronuncia provoca l’orticaria a D’Alfonso, esiste ancora ed è ancora importante nella rete stradale nazionale. Quelli indicati da D’Alfonso sono esattamente i “segmenti” che Armani non vuole neanche considerare, perché guarda all’interesse della viabilità nazionale e non a quello dell’Aquila o di qualche collegio elettorale particolarmente a cuore di D’Alfonso o di Legnini, suo sodale. D’Alfonso provò a far passare questa storiella di una strada statale 17 da Amatrice a L’Aquila a Navelli e a Bussi anche quando ospitò a L’Aquila il presidente Ciucci e se lo portò fino all’inferno di curve, salite e discese della valle del Sangro (Quadri, Villa Santa Maria e via saltellando) per convincerlo che bisogna completare (in realtà demolire i viadotti sospesi da 40 anni e ricostruirli ex novo) la fondo-valle del Sangro, che ha come mission impossible quella di deviare il traffico della Campania verso l’Adriatico dalla SS17 nel tratto Castel di Sangro-casello autostradale di Sulmona e Pratola per convogliarlo ad Atessa e poi nella già intasata A14.

D’Alfonso copia il metodo delle supercazzole introdotto da Renzi a livello nazionale; ma è più facile che, parlando di strade, che sono reali, concrete e ben tracciate, si capotti dopo un rettilineo di scempiaggini pronunciate ai microfoni di RAI 3. 

Viadotto di Roccapia

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