Ranalli si può salvare, è Sbic che lo sostiene

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STRANO DISTINGUO DEL GIOVANE E PERALTRO INTERESSANTE GRUPPO CONSILIARE

I FEBBRAIO 2016 – Manca solo un consigliere per raggiungere il numero sufficiente a imporre lo scioglimento del consiglio comunale

e, quindi, l’indizione di nuove elezioni. E, quindi, il punto di non ritorno dell’esperienza di Giuseppe Ranalli quale sindaco.

Questo ultimo tassello del quadro di opposizione al sindaco non si chiamerà Lucci, il rappresentante di “Sulmona Bene in Comune”. L’assemblea di “Sbic” ha escluso che Lucci si potrà dimettere per questo: “Questa Amministrazione deve cadere per mano di chi l’ha messa in piedi, il Sindaco” è l’attacco del gruppo politico, unica vera novità dell’ultimo consiglio comunale. E secondo i compartecipi di questo interessante esperimento politico, Ranalli per primo “deve prendere atto degli errori commessi, è lui che deve ammettere davanti alla città la catastrofe di questi lunghi anni, è lui che ha scelto di fare il Sindaco dimezzato, mettendo dentro la maggioranza il PD sulmonese che, si sapeva fin dall’inizio, avrebbe lavorato contro il Sindaco e la città.

Adesso Sulmona non può assistere all’ennesima finzione del PD sulmonese che vorrebbe far dimettere  i suoi consiglieri per preparare una campagna elettorale al grido “l’avevo detto io”. Noi, come sempre, prendiamo una posizione civica perché Sulmona Bene in Comune è l’unico movimento politico della città che ha fatto proposte al Sindaco per risolvere problemi reali senza essere ascoltato. Il cumulo degli errori va sanato con decisione. Il Sindaco deve dimettersi. Non si faccia scippare l’iniziativa ancora una volta. E, per il bene della città, deve dimettersi subito per evitare l’ulteriore danno di un commissariamento lungo un anno. Ranalli faccia il passo giusto, almeno adesso.

Noi non ci dimettiamo, non entriamo nei giochi di capi e capetti. Vogliamo che vada a casa il Sindaco Ranalli, ma vogliamo soprattutto che vada a casa un modo di fare politica, basato su accordi e scontri di tipo clientelare”.

I contenuti sono giusti, i toni categorici, ma realistici. Quello che resta difficile da condividere, in questo frangente, è il distinguo che Sbic vuol segnare rispetto all’ iniziativa di mandare a casa il sindaco. Una forza di opposizione, così critica verso i primi tre anni di gestione amministrativa, sa valersi di tutte le occasioni per ottenere il risultato, soprattutto quando è a portata di mano. Poco importa se si tratta di raggiungere un obiettivo consentendo la resa dei conti nella forza politica di maggioranza.

Oppure è politicamente concepibile che un partito di minoranza, trattato come Sbic dice di essere stato trattato (cioè addirittura “senza essere ascoltato”), passi altri due anni nel buio più buio, nel ghetto più isolato, perché “il sindaco deve cadere” per mano di sé medesmo? Sembra di sognare, se si tiene presente la storia politica non solo sulmonese, ma di tutta Italia e forse di tutto il pianeta. Che cosa andranno a raccontare gli sbicchini (si dice così? noi preferiremmo chiamarli “sbirichini”) agli elettori tra due anni se il sindaco non si dimette oggi “sua sponte”? Si contenteranno di dire “E’ rimasto altri due anni, ma quante gliene abbiamo dette…” E troveranno qualcuno disposto a rimandarli a Palazzo San Francesco per puntellare alla bisogna, sostanzialmente, un sindaco che sta per cadere nel precipizio?

Strano modo di fare l’opposizione. Con oppositori così, le amministrazioni dormono su sette materassi. Anzi, forse nelle prossime crisi del Pd, Ranalli potrebbe dire a Di Masci: “Fai firmare chi vuoi della maggioranza, tanto io pesco nell’opposizione…”

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