I LUPI AUMENTANO A MIGLIAIA, MA NON SONO L’INSIDIA NUMERO UNO

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I FEBBRAIO 2016 – I lupi sono tanti e qualcuno viene pure dalla Croazia; infestano le Alpi piemontesi, ma molto di più l’Appennino, dove sono dieci volte il numero, raggiungendo quota tra i mille e i duemila. Riescono a percorrere l’arco dal Colle di Catibona alla Sila in lungo e in largo in pochi giorni: quindi ad incontrarsi e ad accoppiarsi frequentemente. Questi ed altri sono i risultati di una indagine rigorosa, fatta anche attraverso i prelievi degli escrementi (che pazienza…, peggio che girare con i sacchetti per le strade cittadine quando si porta a spasso il cane).

Ne emerge che da specie in costante necessità di essere protetta, quella dei lupi stia tornando ad essere il vero oggetto della paura per gli allevatori di mezza Italia. “Non potrebbe modificare irreversibilmente il rapporto con le altre specie, soprattutto con gli ovini, che si vedono attentati nei loro territori stanziali? I pastori si lamentano di non poter fare più il pascolo brado, quello storico” è il tema posto al prof. Luigi Boitani (nella foto), grande studioso del lupo, non solo di quello appenninico (v. “C’erano una volta un lupo ed un professore universitario” nella sezione NATURA di questo sito), nella puntata odierna di “Leonardo” su Rai Tre: “Il pascolo brado non c’è stato sempre. E’ una affermazione storicamente inesatta, perché è vero, almeno fino all’Ottocento, proprio il contrario, data la presenza di specie predatorie in misura massiccia, che hanno impedito proprio il pascolo brado”. E non si potrebbe trovare un compromesso tra uomo e lupo? “E’ sempre difficile trovare un compromesso, perché accettare un compromesso implica un po’ di fatica da parte di chi non vuole”. E il lupo, si sa, quando ha fame fa macelli. L’uomo, poi, pure quando non ha fame…

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