UN CERIMONIALE POCO CERIMONIOSO

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 PIAZZE DESERTE PER MATTARELLA: TUTTI A TEATRO PRIMA DEL TEMPO

7 APRILE 2017 – Non vogliamo neanche indagare su chi abbia la paternità del programma di Mattarella a Sulmona: se il cerimoniale del Quirinale o il cerimoniale del Comune. Ma come si può tenere un teatro stracolmo e lasciare il Presidente della Repubblica quasi solo in Piazza XX Settembre, che se non fosse stato per le scolaresche preparate alla coreografia con bandierine e brevi cori, si sarebbe trovato da solo con Ovidio? Dai tempi della visita del Papa, Sulmona organizza i vuoti, nel senso che abili a tenere le piazze senza pubblico sembra che non abbiamo rivali. Se le cinquecento-seicento persone dentro al teatro fossero state dirottate in Piazza XX Settembre o sulla scalinata dell’Annunziata, magari il colpo d’occhio sarebbe stato un po’ meno desolante. Alla visita di Giuseppe Saragat la Piazza dell’Annunziata era stracolma e lungo il corso le transenne  non serbavano il nulla come ieri l’altro.

Ma poi, invece di stare in teatro, persone come Fabio Spinosa Pingue o Franco Iezzi (diciamo così, a volo d’uccello, ma potremmo parlare di altri) avrebbero fatto la loro figura, senza dover scomparire nella folla. Il primo avrebbe raccontato al Capo dello Stato l’impresa di collocare una corona d’aglio proprio in testa alla statua che per quei cinque lunghi minuti Mattarella ha osservato incuriosito, intimidito dalla statura letteraria del Sulmonese, forse anche commosso. Iezzi avrebbe potuto raccontare che, nella sagra paesana di “Perla Majella”, l’aveva circondata anche di una simulazione di palestra di roccia e poi di  immagini gigantografiche di caprioli e orsi, di modo che, se uno studioso di Ovidio fosse passato, per vedere il profilo del monumento fatto dal Ferrari, avrebbe dovuto proseguire fino a Costanza. Invece tutti stipati nel teatro, ad aspettare e a non far numero per le riprese di telecamere e di teleobiettivi; tempo sprecato per le mille iniziative che persone di questo calibro sanno organizzare (quasi sempre solo per il briefing davanti ai giornalisti e poi nessuno ne sa più niente). Sarà per un’altra volta: l’ultima visita ufficiale ci fu cinquant’anni fa, con Saragat, appunto; poi arrivò Ciampi, ma per una “toccata e fuga” di ricordi personali (tra l’altro, per stare a pranzo con Carlo Autiero). Tra altri cinquant’anni Iezzi si darà allo sviluppo industriale della Luna e contemporaneamente alla tutela ecologica dell’altra faccia della Luna, così, date le competenze acquisite, la faccia ad alto sviluppo tecnologico rimarrà incolta e su quella ad alta protezione ecologia i cinesi scaricheranno i residui dello loro pestifere industrie (ma non lo sapremo mai perchè sarà la faccia che non si vede).  Oppure si rifarà i conti per accertarsi che Galeno non poteva ispirare Ovidio nei “Medicamina” perchè è venuto più di un secolo dopo il Vate.

 Spinosa Pingue avrà convinto Trump a non scatenare il finimondo per ogni barattolo di aglio sott’olio che non sempre vuol dire la preparazione alla guerra chimica.

Ma almeno Ovidio non avrà più niente a che fare con questi personaggi.

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